A nord di Napoli c’è una città abbandonata

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Ma non si tratta di un anonimo agglomerato confuso nel continuum urbanizzato dell’area a nord di Napoli. È un complesso scolastico progettato da Gerardo Mazziotti con l’ambizione d’insediare, in quelle contrade difficili, un pulsante frammento di città.

Lungo una “Via Nuova”, dove una volta sorgevano i casali, tra infrastrutture, superstiti lembi di campagna, torri dello Iacp e ormai irriconoscibili residenze della 219, sorge la “machine a étudier”, la “macchina per studiare” come Mazziotti ha voluto battezzare l’opera in omaggio al suo maestro d’elezione: Le Corbusier. Un articolato complesso scolastico costituito da una scuola materna di 3 sezioni, una scuola elementare di 24 aule, una scuola media di 14 aule e un liceo scientifico di 12 aule a disposizione di 1360 studenti di tutte le età.

Un’architettura che si staglia nitida sullo sfondo del paesaggio fluttuante tra Piscinola e Marianella se è vero che toponimi e confini amministrativi, travolti da un’urbanizzazione senza regole, lasciano questi luoghi in una sorta di perpetua incertezza.

Quello che distingue quest’opera d’ architettura dall’esercizio convenzionale sul tema della scuola ristretto nei limiti di un’arida normativa, sono le funzioni sociali che, un architetto particolarmente ispirato, voleva offrire alla comunità nelle ore pomeridiane e serali.

Spinto dall’aspirazione di fare della “machine a étudier” un riferimento luminoso nella geografia della periferia nord, l’autore aveva previsto una serie di attrezzature per la scuola di cui avrebbe potuto disporre anche la collettività: l’Auditorium, il Centro Culturale, il Centro Medico, il Centro Sportivo, la Terrazza - Giardino. Una menzione particolare merita la piazza di quartiere animata da esercizi commerciali e da un ristorante. Per sfuggire lo squallore delle livide mense scolastiche dai poco invitanti precotti Mazziotti aveva configurato uno spazio ampio e accogliente, quello di un ristorante affacciato sulla piazza che, nelle ore serali, si sarebbe aperto agli abitanti dei dintorni.

La “machine a étudier” è stata inaugurata nel maggio del 1988 dopo aver ottenuto l’approvazione “con particolare compiacimento” del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e di quello della Pubblica Istruzione.

Ma Gerardo Mazziotti sorretto dal suo incrollabile ottimismo aveva “preteso” troppo da una burocrazia che, dominata dalle consuetudini, era evidentemente refrattaria e impreparata a governare un organismo così complesso ed innovativo. E così, questa scuola – città caduta nel pantano dell’attribuzione di competenze e responsabilità, non è mai andata a regime e giace abbandonata come un relitto, al riparo di un’alta inferriata, da più di trent’anni.

Nel frattempo, è sorto un comitato di residenti che, lodevolmente, cerca di riportare l’attenzione delle autorità su quello che, oggi, è noto come il polifunzionale di Piscinola.

E che, secondo notizie recenti, dovrebbe essere utilizzato in minima parte, come centro di accoglienza ed integrazione per i migranti dell’area napoletana. Resta, tuttavia, mortificata una grande ambizione: quella di dispiegare tutto il potenziale di una struttura in grado di favorire il progresso e la crescita civile della comunità.

E allora, per riparare pienamente a questa mortificazione, s’invoca dal Sindaco un gesto che sia un segnale di riscossa per i territori abbandonati della Città Metropolitana da troppo tempo ignorati e trascurati dalla politica.

Si tagli il nodo gordiano della burocrazia, si verifichino le possibilità offerte dai fondi del PNRR, si recuperi integralmente la “machine a étudier” e la si lasci libera di salpare dalla palude in cui si è metaforicamente arenata verso il viaggio previsto dal suo autore.