Ad est di Napoli, per un'agenda metropolitana

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Governare oggi la città di Napoli continuando a ignorare la sua condizione metropolitana, significa affermare che è ancora prevalente una dimensione comunale dove, nonostante tutto, continua ad essere forte il peso del capoluogo su cui gravitano i 91 comuni dell’area metropolitana. Se non si deciderà di abbandonare questa visione provinciale (nel duplice significato, è il caso di dirlo..), non si riuscirà mai ad acquisire una convinta identità metropolitana con una nuova geografia territoriale, fatta di nuove centralità, di zone omogenee, di una diversa organizzazione funzionale, di un nuovo modello di sviluppo. Una visione distante dalla realtà con  un evidente riverbero istituzionale sull’azione amministrativa e, in particolare, sulle scelte di pianificazione urbanistica. Da questo punto di vista è emblematica la condizione dell’area orientale di Napoli. Nelle più recenti dinamiche urbane, l’area ad est di Napoli rappresenta in qualche modo l’asse di sviluppo privilegiato della città. Zona strategica a doppia valenza territoriale, occupa un quadrante significativo dell’area metropolitana, dalle propaggini orientali della città storica per giungere ai territori di Portici ed Ercolano, fino a toccare il comprensorio torrese-stabiese dell’area vesuviana.

Una grande area a vocazione prevalentemente industriale fino alla metà del secolo scorso, un modo di essere città che oggi reclama un risarcimento e un nuovo approccio strategico che ribalti la percezione di un luogo che porta con sé la memoria di un passato profondamente segnato dalla condizione produttiva. Un’area che tuttora presenta, ancora irrisolte, alcune criticità, come la carenza complessiva di forma urbana e l’assenza di un rapporto con il mare e che oggi richiede un cambio di passo, la costruzione di un palinsesto di significati che possano definire una nuova identità. Un luogo potenziale di elezione per un grande intervento di rigenerazione urbana e territoriale, già avviato da alcuni anni, articolato su diversi temi strategici come la riqualificazione ambientale, il recupero del rapporto con il mare, il potenziamento della mobilità e del trasporto pubblico, il recupero del patrimonio storico insediativo e dei manufatti produttivi dismessi, la riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, per citarne alcuni. Ed è solo in questo quadro che si può considerare Napoli Porta Est, un intervento di riqualificazione dell’ex scalo merci di piazza Garibaldi, all’ordine del giorno dell’amministrazione Comunale, per cui è prevista la realizzazione di un Hub intermodale con la nuova stazione EAV Garibaldi e funzioni e servizi su un’area ricadente in due Ambiti di Valorizzazione del PRG vigente. Un intervento di importanza strategica che, per posizione, caratteristiche e funzioni, guarda ben oltre la dimensione comunale, essendo parte di una mappa complessiva di temi, luoghi e interventi (programmati e/o realizzati), che prova a raccontare oggi l’area ad est di Napoli.

A cominciare dal Centro Direzionale, insediamento realizzato tra gli anni ottanta e novanta, prodotto di una cultura ‘monofunzionale’ del Novecento e del vecchio modo di pianificare dei PRG, nato male e invecchiato peggio, che chiede oggi un profondo ripensamento funzionale e di relazione con la città e che entra in relazione diretta con l’intervento previsto su piazza Garibaldi.

Per continuare con i programmi di intervento nel campo della ricerca scientifica e della formazione, previsti per il complesso dell’ex Manifattura Tabacchi a via Galileo Ferraris con un nuovo polo Agritech (centro di innovazione e ricerca tecnologica), uno dei tre luoghi del Distretto della Ricerca e dell’Innovazione che avrà altre sedi, nel polo Universitario di S. Giovanni e nel Dipartimento di Agraria a Portici.

E poi nuovi significativi interventi nel settore della mobilità, con il potenziamento del treno metropolitano Napoli-Salerno, la realizzazione di nuove stazioni e la ristrutturazione di quelle esistenti, la previsione di una mobilità lenta con la realizzazione di una green-way ciclo-pedonale lungo tutto l’asse stradale della SS18, potenziando anche i collegamenti trasversali ed altre misure di potenziamento del trasporto pubblico. Fino alla riqualificazione del lungomare di S.Giovanni a Teduccio con il recupero dell’area dell’ex Corradini, o alla rigenerazione dei grandi quartieri residenziali di edilizia pubblica. L’area orientale rappresenta oggi un punto di partenza, una scommessa su cui poter costruire un’’Agenda Metropolitana’ per Napoli, per condividere un nuovo approccio e riavviare un percorso, allargando lo sguardo sulla città dei prossimi anni. Ma bisogna cominciare subito, non si può più attendere.