Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Autonomia differenziata, ovvero parole, parole, parole

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L’autonomia differenziata? Per Meloni è la promessa di “un’Italia più unita”. Per Schlein “un modo per spaccare il paese”. Per Zaia “la strada per progredire tutti insieme”. Per De Luca “il Controrisorgimento”. Lo sloganismo della politica italiana é disarmante. Bianco o nero. Vattelappesca.

E i cosiddetti tecnici? Per Sandro Staiano, le Regioni vennero istituite per ridurre il divario Nord-Sud e perciò “l’autonomia differenziata, se invece fa crescere il divario, è anticostituzionale”. Per Nino Cartabellotta, “il regionalismo differenziato in sanità finirà per violare il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla salute”. Per Massimo Villone servirebbe “l’esatto contrario, cioè il rafforzamento del ruolo dello Stato per attuare sull’intero territorio politiche pubbliche efficaci e consolidare l'unità del paese". Ma per Sabino Cassese, “collegando i Lep all’autonomia differenziata, la riforma dà piena attuazione al dettato costituzionale: prima le prestazioni uguali per tutti, in un secondo momento le intese per le differenziazioni”. Se poi il divario Nord-Sud aumenterà - aggiunge Cassese - “ciò dipenderà dall’incapacità delle regioni meridionali di sfruttare adeguatamente le risorse di cui disporranno grazie ai livelli delle prestazioni garantiti a livello nazionale”.

Naturalmente il gioco degli opposti pareri potrebbe continuare a lungo. Ma sarebbe inutile, perché la questione è tutta politica. Dipenderà da come verrà attuata la legge, da come e quando saranno realizzati i Lep, dalle risorse disponibili. Trasformarla, come sta accadendo, in una guerra tra destra e sinistra (e tra Nord e Sud) è una commedia degli inganni. E basti ricordare che la Costituzione del 1947 non prevedeva alcuna autonomia differenziata. Che fu il governo Amato (2001), cercando di rincorrere la Lega, a introdurre nella Carta quelle ulteriori forme di autonomia. Che fu il governo Gentiloni (2018) a firmare una prima intesa in merito con il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna. Che fu il governo gialloverde Conte (2019-20) a sottoscrivere i dettagli di quell’intesa. Senza dire che, nel frattempo, 14 Regioni a statuto ordinario su 15 avevano chiesto forme di autonomia: Regioni del Nord, del Centro e del Sud, Regioni di destra e di sinistra.

Plaudendo alla “svolta storica” o lamentando la “secessione dei ricchi”, i partiti cercano di convincerci che le cose siano bianche o nere. Ma questa storia sembra piuttosto un’arlecchinata.