Borriello: «A Napoli 40mila alberi e tre agronomi. 15 milioni per rimettere a posto il verde. Intanto, sblocchiamo gli usi civici»

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I conti in rosso e una città sempre più grigia. Tra i "mille culure" di Napoli, scompare sempre di più il verde. Il colore della sostenibilità e della speranza - ma soprattutto il colore della natura - sbiadisce così, sotto il peso dei debiti. Lo sa bene Ciro Borriello, che da una ventina di giorni, per effetto del rimpasto che ha riorganizzato le deleghe della giunta de Magistris, ha rilevato la responsabilità fino a ieri in capo all'esponente dei Verdi Maria D'Ambrosio.

Assessore, lei eredita una situazione complessa: alberi che cadono, fusti sradicati, perfino un ragazzo morto il 29 ottobre scorso.

«Il punto è che ci deve essere in questa città e in questa nazione maggiore cura e attenzione per il verde pubblico e privato. Un'idea che deve entrare nel nostro dna. A Napoli il problema del verde è abbastanza serio: abbiamo circa 40mila alberi e tra verifica delle alberature, interventi e ripiantumazione c'è un fabbisogno di circa cinque milioni di euro. Per la sola manutenzione, invece, ne servono tre».

Esiste, quindi, un problema di scarsa manutenzione del verde?

«Certo, ma i soldi non ci sono mai stati. Il tema è proprio questo: il verde non fa parte dei servizi essenziali, così viene sempre dimenticato, si interviene solo sulle criticità. In una città con pochissimi metri quadrati di verde pro capite, almeno dobbiamo tutelare quello che abbiamo».

Spesso si interviene in modo rozzo: invece di curare, si taglia. E in molti casi gli alberi vengono "capitozzati" in malo modo.

«Vero, molte volte si preferisce la risoluzione drastica dei problemi. Il motivo è semplice: non si riescono mai a programmare interventi, anche piccoli. Il paradosso è che tra le mie deleghe ho anche la pubblica illuminazione, per la quale ho i fondi necessari agli interventi».

Magari, però, accanto al palo della luce c'è un albero malato e non si può fare niente.

«Esatto. Per fronteggiare questa crisi profonda voglio mettere fine a questo infinito rimpallo di responsabilità tra Comune e Municipalità su chi si deve occupare di cosa. Credo che vada istituito un unico servizio centrale per la gestione del verde orizzontale e verticale al quale siano accorpate tutte le dieci Municipalità. Le risorse sia umane che finanziarie vanno messe in rete: non possono esistere tante piccole repubbliche, anche perché purtroppo talvolta nelle Municipalità non si esercita un controllo scrupoloso dei lavoratori. Lo dimostra quello che è successo nella quarta Municipalità, con tutti quei lavoratori che non andavano a lavorare. C'è bisogno di una maggiore presenza dell'istituzione centrale su aree grigie della nostra amministrazione. Così come vanno messe in rete con le risorse interne del Comune tutte quelle risorse che pure ci sono: lsu e lavoratori delle cooperative, ancora sottoutilizzati, che possono essere impiegati in ausilio ai giardinieri comunali».

Si continua a ripetere che le Municipalità non hanno soldi.

«Noi così sminiamo questo argomento. Chiederemo cosa serve, ci diranno un cronoprogramma degli interventi e noi lo andremo a realizzare. Ci sono risorse che valgono più dei soldi».

Intanto de Magistris ha scritto al premier Conte per chiedere al governo di assicurare «in tempi rapidi alla Città di Napoli i mezzi finanziari e la opportuna collaborazione, indispensabili a consentire, a tutela dei cittadini e dei turisti, il ripristino delle condizioni di sicurezza».

«Il verde cittadino in questo momento è in una condizione allarmante. È vero che episodi come quello del 29 ottobre capitano ogni dieci anni, ma ci sono strade, per esempio a Posillipo, dove abbiamo dovuto abbattere molti alberi. So che Roberto Fico è stato lì, chiedo al presidente della Camera e al primo ministro Conte di alzare l'attenzione sul tema del verde a Napoli. Posso ipotizzare lo stato di calamità naturale o un finanziamento straordinario fatto con il ministro dell'Ambiente».

Anche nelle nuove stazioni della metropolitana c'è molto più grigio che verde.

«Chi ha progettato le stazioni ha concentrato l'attenzione più sull'aspetto architettonico e artistico che sul verde. Toccherà a noi valorizzare il verde che abbiamo e aggiungere qualcosa».

Quanti soldi servono per rimettere in sesto il verde urbano a Napoli?

«Oggi non c'è più una progettazione sui parchi, però potremmo migliorare quelli che abbiamo. Se il governo riuscisse a stanziare 15 milioni, potremmo fare una grandissima operazione sul verde cittadino, completando il Parco delle Colline e facendo manutenzione degli altri parchi, compresa la Villa Comunale. Inoltre, potremmo destinare il milione e mezzo che serve per le nuove alberature».

Il Parco delle Colline, tra i Camaldoli e il Vallone di San Rocco è esteso quasi quanto Capodimonte, circa cento ettari. Ma per larga parte è chiuso.

«Quello potrebbe diventare uno dei più grandi parchi del Centro-Sud. In un momento storico in cui i Comuni non hanno soldi, si può ricorrere agli usi civici, come si fa in altre città: anche i parchi devono diventare beni comuni, e in questo senso si potrebbero affidare ad associazioni di cittadini».

A Pianura il Parco Falcone-Borsellino è ancora chiuso e abbandonato. Eppure nel marzo del 2016 il suo predecessore Raffaele Del Giudice annunciava l'approvazione del progetto definitivo per un impegno di 350mila euro. Di definitivo, purtroppo, resta solo il degrado.

«Purtroppo in molti i casi i soldi non sono stati spesi in tempo e sono stati utilizzati per colmare buchi di bilancio. Il sindaco, che è anche sindaco della Città metropolitana, ha intenzione di impegnare una spesa per i parchi dei Comuni della Città metropolitana. Napoli avrà un ruolo centrale e una delle priorità è appunto il Parco Falcone-Borsellino».

Poi c'è l'annosa questione della Villa Comunale: una storia infinita e infinitamente triste.

«La Villa è aperta, anche se parzialmente. Con una verifica più attenta potremo rimuovere qualche blocco».

Quando potremo rivederla nel suo splendore?

«Se mi danno un milione e mezzo di euro, anche tra sei mesi. Lì dentro ci sono piante molto costose che devono essere assolutamente salvaguardate».

Gli agronomi al Comune si contano sulle dita di una mano. E non è un modo di dire.

«Infatti, ne abbiamo solo tre. Ho chiesto al presidente dell'Ordine degli agronomi di Napoli e provincia un aiuto straordinario per le verifiche almeno visive sugli alberi ad alto fusto, mi ha dato piena disponibilità».

I giardinieri, invece, sono quasi tutti oltre i sessant'anni.

«Esatto. Sono un centinaio e lavorano come possono lavorare dei sessantenni».

Come si fa?

«Se avessi i soldi, potrei esternalizzare pezzi di manutenzione. Ma se va in porto la cosiddetta "quota cento", tantissimi andranno in pensione e non avrò più nessuno a curare il verde. Vorrà dire che dovremo affidare più commesse a Napoli Servizi».

Per concludere: come si fa ad innovare i modelli gestionali delle aree verdi urbane in modo che, da problema, il verde diventi una risorsa?

«Nelle pubbliche amministrazioni la mancanza di risorse è cronica. Ripeto: per fare uno scatto in avanti, si devono creare meccanismi di utilizzo di questi spazi che favoriscano gli usi civici. Certo non posso chiedere ad un'associazione di fare la manutenzione di un costone, ma una volta fatto l'investimento posso coinvolgere dei cittadini nella gestione. Dove non ci sono i soldi bisogna diventare più comunità».