Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Chi ha paura del genio?

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Dicono che Elon Musk sia il Leonardo del Terzo Millennio. E in effetti la sua biografia è straordinaria. Le sue idee, visionarie. Le sue imprese, proiettate nel futuro. Dicono che l’Intelligenza Artificiale sia uno dei prodotti più rivoluzionari della mente umana, la promessa di una crescita vertiginosa della produttività globale e di una drastico miglioramento della specie.

La storia dell’uomo è ricca di geni e di idee rivoluzionarie. Ma, di fronte all’innovazione, spesso l’opinione pubblica mostra paura invece che ottimismo. Musk diventa l’incarnazione del Grande Fratello. L’Intelligenza Artificiale diventa l’incubo robotico di Asimov. Distopie invece che speranze. Soprattutto da parte di coloro (e sono molti) che si sentono tagliati fuori dalle accelerazioni della storia. Le macchine del primo industrialismo inglese furono osteggiate e talvolta distrutte dai luddisti, come si sa.

Naturalmente, una rivoluzione tecnologica modifica la distribuzione dei poteri privati, influenza i poteri pubblici, può essere strumento di progresso o di prevaricazione. Ha insomma profonde implicazioni politiche. Il che significa che va trattata con la perspicacia e l’onestà dovute alla polis e al discorso pubblico. Quando Michele Serra definisce Musk “ridicolo, come tutto ciò che è iperbolico, smisurato, gonfio, prepotente”, sembra ignorare quel che accade sul pianeta terra. Quando Romano Prodi dice che “l’incrocio fra Trump e Musk, cioè fra potere politico e potere economico, non è più democrazia”, sembra dimenticare che potere politico e potere economico hanno fisiologicamente e storicamente legami e intrecci (e nessuno più di lui dovrebbe saperlo).