Come prima, più di prima

di

Oggi, 5 giugno, é la Giornata mondiale dell'ambiente

Se avete una fotografia del mare di Napoli nei giorni  peggiori della pandemia conservatela nell'album di famiglia, a beneficio dei vostri figli e nipoti, poiché   rientrerà a pieno titolo tra i pochi ricordi positivi di un periodo che avrà comunque segnato il nostro rapporto con l'ambiente e con la nostra socialità. I colori e le trasparenze caraibiche che si potevano ammirare dal lungomare partenopeo o lungo la costiera sorrentina  hanno già in buona parte lasciato spazio ad una gamma cromatica che tende al malinconico grigiore della "normalità" dei mesi antecedenti al coronavirus. In più sulle spiagge, tra vetro e materiali diversi, appaiono in bella mostra anche mascherine e guanti, la rivincita della plastica che ormai rappresenta il materiale più diffuso nel nuovo arredo degli esercizi commerciali e degli  uffici  pubblici. La paura del virus e l'angoscia del contatto con l'altro hanno diffuso velocemente la cultura della igienizzazione a tutto campo, contribuendo ad inquinare con detergenti e disinfettanti le acque del nostro mare e dei nostri fiumi. 

Sembra quasi la "vendetta" della società dei consumi rispetto alla natura, che ha dimostrato di essere ancora capace di reagire al suo stupro consumato tra l'indifferenza di chi è deputato alla  salvaguardia della sostenibilità  ambientale e delle bellezze naturali. Improvvisamente sembra essersi vanificato il paradigma del "plastic free" che, seppure tra mille ostacoli, stava trasformandosi in una parola d'ordine, soprattutto per le nuove generazioni, oltre ad aver impegnato già tante risorse economiche sotto forma di incentivi ed investimenti in infrastrutture e servizi (si pensi al trasporto pubblico). Esso è stato sostituito dall'ossessione per un modello sanitario che tende a "sterilizzare" l'ambiente naturale invece di prevenire i danni che esso può subire da politiche incoscienti che guardano al futuro con gli occhiali del passato e sempre più spesso esclusivamente al consenso elettorale.

Insomma il ritorno alla preesistente "normalità" sembra avere la meglio su una nuova visione del nostro rapporto con l'ambiente, così come il mare di Napoli ha dimostrato con i suoi colori ed il suo silenzio. Milioni di mascherine e tonnellate di plastica avranno vinto ancora la loro sfida contro un sistema ecosostenibile e probabilmente condanneranno anche le future generazioni a vivere l'era della zoonosi. 

Come reagire? 

Tutti insieme ma in un solo modo, ovvero affidandoci alla saggezza di chi conosce la storia, alle competenze che esprimono i nostri Atenei e con l'utilizzo sistemico della pioggia di miliardi di euro che arriveranno da un'Europa rinsavita ma, soprattutto, selezionando una classe politica che abbia come unico obiettivo il "bene comune". Magari con i guanti e  mascherine fatte di materiali eco-compatibili.