D’Angelo: «Ippodromo in vendita? Pronti a comprare»

di

Quarantotto ettari di verde tra la riserva naturale degli Astroni e le Terme di Agnano. Una macchia di verde e di incertezza tra il verde e l’incertezza, nella terra di mezzo che separa Fuorigrotta e Bagnoli. «Quando lo abbiamo rilevato dal fallimento, l’impianto cadeva a pezzi e le piste erano state sequestrate dalla magistratura a causa di enormi problemi di sicurezza». Ricorda l’inizio di una battaglia tutta ancora da combattere, Pier Luigi D’Angelo, presidente di Ippodromi partenopei, la società che ha rilevato l’ippodromo di Agnano. «Anche grazie al Comune, che ci ha concesso di reinvestire il fitto nelle strutture, in questi anni abbiamo rifatto le piste e messo in sicurezza la struttura. E ancora, abbiamo rifatto l’area scuderie, rilevato l’area dell’ex cinodromo e aperto un nuovo ristorante. Ma ci sono ancora tantissime criticità soprattutto per quanto riguarda la rete idrica e quella elettrica, che andrebbero rifatte daccapo. Secondo una relazione di Napoli Servizi ci sono da spendere oltre 5 milioni. Basti pensare che la sola parte sportiva, tra corsa e allenamenti, si sviluppa per 10mila metri quadri. Dimensioni impressionanti, che implicano costi di gestione notevoli».

Intanto il Comune vuole vendere l’impianto per fare cassa.

«Dopo aver vinto la gara, avevamo proposto un piano di gestione ventennale della struttura sulla base della legge 147 per gli stadi. Avevamo pensato di inglobare il parcheggio esterno, oggi dedito all’incuria e alla prostituzione, trasformandolo in un parcheggio dell’arte sorvegliato e destinato ai bus turistici, recuperando e riallestendo le installazioni che il Comune tiene nei suoi depositi, come la Montagna di sale coi cavalli di Paladino. Quale posto migliore? Ma per salvare il proprio bilancio il Comune ha messo in vendita l’immobile e ha bocciato il nostro progetto di gestione ventennale con motivazioni risibili per le quali è in atto un ricorso al Tar. Ma in ogni caso mi piacerebbe che quell’opera di Paladino fosse montata fuori l’ippodromo».

La vendita della struttura non è il solo elemento di preoccupazione.

«No. Il Ministero delle Politiche Agricole, che all’ippica taglia più del 10 per cento di risorse l’anno, non ha ancora sottoscritto il contratto e dopo sette mesi non ci ha ancora pagato l’attività svolta, circa 1,8 milioni».

Con queste premesse, come si fa a guardare al futuro?

«Abbiamo una prospettiva che ci permette di guardare solo fino a marzo 2019. Io e mio fratello Luca, che gestisce con me l’impianto, non percepiamo stipendio. Pur avendo un bilancio in passivo, però, siamo riusciti a non licenziarne neanche uno degli 84 dipendenti che abbiamo riassorbito cinque anni fa. Ma abbiamo attivo il fondo di integrazione salariale e abbiamo dovuto ridurre al minimo tutte le attività, gli orari lavorativi e gli straordinari».

Tuttavia, ci sono anche delle buone notizie.

«Sì: nonostante le tante difficoltà, siamo diventati la capitale del trotto. Per la prima volta, il prossimo 23 settembre, il Derby di trotto si farà a Napoli e non a Roma. E anche il Gran Premio è stato dirottato da Milano a Napoli. Così quello di Agnano diventa l’unico ippodromo strategico per il trotto italiano, che a sua volta è un’eccellenza mondiale. E abbiamo l’unico centro di ippoterapia in Europa all’interno di un ippodromo. Questo anche grazie a figure illuminate all’interno del Comune, come il vicesindaco Raffaele Del Giudice, l’assessore Borriello e l’ex assessore allo Sport Tommasielli: se non fosse stato per la sua caparbietà, il vecchio gestore, che non ha mai pagato il fitto al Comune, non se ne sarebbe mai andato».

Quanta economia muove l’Ippodromo di Napoli?

«Muove un’economia impressionante: raccoglie il 25 per cento delle scommesse a quota fissa, è il primo in Italia e distribuisce ogni anno 7,5 milioni di premi a traguardo. Inoltre, il polo di Agnano è il più popolato in Italia, con 700 cavalli stanziali. Tra negozi, veterinari, maniscalchi, operai, farmacie, venditori di sementi e altre micro imprese, ci vivono più o meno mille famiglie. Tutto nella più assoluta noncuranza delle istituzioni».

E con una vendita alle porte.

«Al momento della vendita, faremo un’offerta: stiamo preparando una relazione di stima per rilevare l’ippodromo. In qualità di gestori, abbiamo un diritto di prelazione. Intanto stiamo realizzando eventi collaterali e avviando collaborazioni prestigiose come quella con Pierre Cardin, della quale vado particolarmente fiero».

Intanto l’area Ovest resta un’incompiuta. Eppure si tratterebbe di unire i punti di una mappa che, dallo sport al relax, dal cinema alla musica, conta almeno una decina di poli per l’intrattenimento. Senza contare Bagnoli, un capitolo a parte aperto da quasi trent’anni e ancora lungi dal vedere una conclusione.

«Dobbiamo ragionare su sinergie di sistema dell’area: la svolta sta tutta lì. Bagnoli la darei ai giapponesi, così finalmente si deciderebbe qualcosa. Ma intanto le Terme, l’Ippodromo, lo stadio devono andare a sistema. Noi siamo disponibili a qualsiasi discorso: piuttosto che continuare a litigare, dobbiamo fare squadra, perché fuori non ci vogliono bene. Lo dimostrano i nostri successi nell’ambito del trotto, che sono riusciti a metterci contro tutto il resto d’Italia. Dalla Regione e dal Comune aspettiamo segnali. A patto che non siano di fumo».