La testimonianza - 1 / Emilio Carrino, Coro della Città di Napoli

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Nagorà apre con questo numero un'analisi – e dunque un dibattito – su un mercato del lavoro le cui le vie di accesso sono sempre più anguste e in cui la precarietà si è stabilizzata come categoria immutabile e irreversibile, a tutto discapito dei ventenni e dei trentenni di oggi. Per questo, abbiamo interpellato alcuni giovani che, in un contesto difficile, hanno trovato il modo di far valere i propri talenti e i propri sogni.

Emilio Carrino ha 27 anni ed è un cantante, ha iniziato a muovere i primi passi sul palco a 15 anni e oggi fa parte del Coro della città di Napoli del Maestro Carlo Morelli.

Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato sul suo cammino e come li ha superati?

    Di porte in faccia ne ho avute. Non è facile emergere oggi, visto che il mercato discografico e in generale l’ambiente musicale è saturo di belle voci, giovani.
    Talvolta nel nostro paese gioca un ruolo preponderante il “nepotismo”, anziché la meritocrazia: in molti provini cui ho partecipato ho spesso visto andare avanti chi aveva più conoscenze. “Figlio di”, “compagno di”, “fratello di”.
    Nonostante ciò, ho avuto comunque le mie soddisfazioni. Nel 2013 ho vinto il Premio della critica Volto Nuovo al Festival di Castrocaro, sono arrivato in finale e semifinale in svariati concorsi e festival musicali su e giù per l’Italia, poi dopo un’audizione sono entrato a far parte del Coro della Città di Napoli del Maestro Carlo Morelli nel 2012.
    Da allora, come gruppo, abbiamo superato numerosi ostacoli, basti pensare che inizialmente il Maestro era visto dai più come un pazzo visionario che portava avanti la scellerata idea di condurre un coro di tantissimi ragazzi, di far diventare Napoli un polo di riferimento per la musica in Italia e nel mondo, di creare una specie di Julliard School nel centro storico. Nessuno ci credeva, ma lui sì e noi con lui. Siamo partiti da piccoli palchi ma piano piano abbiamo acquisito credibilità, esperienza, notorietà ed ora siamo considerati una delle realtà musicali più interessanti del panorama napoletano, abbiamo uno spettacolo tutto nostro, con sede stabile nella Chiesa di San Potito, il That’s Napoli Live Show.

    Napoli, città giovane per definizione, non è una città per giovani? 

    Dipende dai punti di vista. Nel campo musicale la maggioranza delle etichette discografiche e delle case di produzione si trovano al nord, a Napoli sono davvero poche e non particolarmente attive o rilevanti.
    In compenso devo dire che a Napoli si suona un po’ ovunque, è una città che ama la musica ed è essa stessa musica. Sono tante le opportunità per esibirsi, per proporre la propria musica dal vivo.

    Quale eredità hanno lasciato gli ex ragazzi ai loro figli? 

    La canzone napoletana, quella tradizionale, ci ha resi famosi nel mondo. Fa parte della nostra storia, della cultura di un intero paese ed ha un valore immenso.
    Proprio per questo nel nostro spettacolo puntiamo a valorizzarla, proponendola, attraverso gli arrangiamenti del Maestro, in una salsa pop, nuova e fresca, così da renderla fruibile a tutti, anche ai giovanissimi che magari trascurano l’esistenza di alcuni bellissimi brani della nostra tradizione. 

    Quanto spazio hanno i giovani per fare proposte, per far valere i propri talenti, le loro competenze, la loro passione, le loro idee? 

    Personalmente sto riscontrando forti difficoltà: ho un progetto discografico autoprodotto e non riesco a trovare uno spazio per promuoverlo, un’etichetta interessata a lanciarlo.
    Sembra che tutti siano interessati al progetto, che tutti mi apprezzino come artista, come autore, come cantante, ma quando si tratta di concludere, tutti si dileguano.
    Purtroppo è la dura realtà in cui ci troviamo, il mercato discografico è saturo e non sempre si ragiona per meritocrazia o per gusto.
    L’importante è non arrendersi, circondarsi di persone che credono in quello che fai, in quello che vali, che ti diano lo stimolo a continuare. Il mio Maestro, Carlo Morelli, in questo svolge un ruolo davvero importante. 

    Quali sono le responsabilità della attuale classe dirigente?

    Dare certezze, sicurezza a chi ha studiato o lavorato tanto per raggiungere un obiettivo.
    Parola d’ordine: meritocrazia.