Floro Flores: «Management incompetente. Assegnare gli spazi della Mostra ai privati per farla rinascere»

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L'imprenditore che ha rilevato zoo e Arena Flegrea: «I risultati ci dimostrano che l'area ha grandi potenzialità. Ma sono in gran parte inespresse»

Settecentomila metri quadri sottratti alla città ululante. Un'oasi urbana ricavata in un quartiere, Fuorigrotta, che ottant'anni dopo cerca ancora una vocazione. Eppure Francesco Floro Flores, ingegnere elettronico a capo del gruppo Trefin (400 dipendenti impegnati in progetti di innovazione tecnologica) con qualche digressione nel calcio (fu socio al 50 per cento del Savoia), sulla Mostra d'Oltremare ha puntato forte, rilevando nel 2014 lo zoo dal fallimento e due anni dopo l'Arena Flegrea. «Sono luoghi con una vocazione internazionale. Gli spettacoli all'Arena, dove nei prossimi giorni avremo i Kasabian e Sting (rispettivamente 15 e 30 luglio, ndr) riportano Napoli al centro del panorama musicale non solo italiano. Quando sono arrivato, la struttura era in condizioni disastrose, abbiamo speso quasi un milione e mezzo per ristrutturarla. Ma oggi posso dire che quella grande sfida l'abbiamo vinta. Eventi di questa portata creano un indotto anche in termini turistici: sono tante le persone che vengono da fuori per vedere i loro artisti preferiti. D'altro canto, continuiamo ad investire sullo zoo, che come dimostrano i numeri ha una grande capacità attrattiva».

Eppure l'area ad Ovest di Napoli, da sempre destinata al tempo libero con la Mostra, lo stadio, gli impianti sportivi, lo zoo, Edenlandia, l'Arena, le Terme di Agnano, è attende ancora che il suo destino si compia. Perché?

«Perché è sempre mancata una cultura imprenditoriale a governare questi enti. La politica ci ha sempre messo le sue figure di riferimento e non ha mai puntato sulle competenze manageriali. E dire che nella nostra città ce ne sono tante. Prendiamo la Mostra d'Oltremare: è il più grande sito industriale della nostra città, ha potenzialità enormi, ma restano inespresse. Bisognerebbe affidarla ad esperti del settore, come ha fatto Franceschini con i teatri e i musei, dimostrando che se conosci il business lo fai crescere. Si dovrebbero prendere i migliori manager sul mercato, la politica dovrebbe solo indicare l'indirizzo, la strategia».

Quale può essere la soluzione per utilizzare di più e meglio la Mostra?

«L'esempio dello zoo ha funzionato. Ho già detto al Comune e ai vertici dell'Ente: "Trovate dei privati di valore e lottizzate l'area, assegnando gli spazi. Per realizzare il "win to win", la Mostra deve solo creare un regolamento di condominio. Non ha senso gestirla in maniera pubblica: servono capacità manageriali specialistiche e il Comune, tra l'altro, non ha i soldi per investire. Tant'è vero che il Mediterraneo lavora pochissimo e la piscina è ferma».

Le competenze manageriali di cui parlava mancano anche oggi?

«Direi di sì. Vorrei vedere i curriculum di quelli che gestiscono oggi la Mostra per capire quali grandi eventi hanno organizzato nella loro vita. E non è soltanto una questione di le competenze, ma anche di relazioni, che portano sponsor e investitori. Del resto, se si è disposti a mettere lì dentro le casette del villaggio per le Universiadi è chiaro che non c'è alcuna programmazione».

È preoccupato?

«Sì. È sempre tutto improntato alla precarietà, continuiamo a rincorrere le urgenze e le emergenze, quando invece si potrebbe programmare. Per esempio, ho già segnalato che c'è un tema serio che riguarda i parcheggi. Quando tutta l'area funzionerà, mancheranno 3mila posti auto: bisognerebbe cominciare a pensarci. Quanto alle Universiadi, un'opportunità simile in altri posti d'Europa l'avrebbero utilizzata per creare strutture da lasciare alla città, per sistemare gli impianti. Invece qui si vogliono spendere soldi per fare delle casette che poi dovranno essere rimosse. Sapendo come vanno le cose dalle nostre parte, mi domando: chissà mai se le toglieremo. E subito dopo mi chiedo se, una volta montati quei prefabbricati, la Mostra potrà ancora ospitare il Comicon e le varie fiere. Quelle attività permettono alla Mostra di mantenersi: se vanno via e non tornano più, come si fa?».