Il New Deal delle costruzioni

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La moderna concezione del costruire ruota attorno ad alcune parole chiave. Tra queste, la sostenibilità, che va declinata nei suoi aspetti più diversi, anche se l’innovazione del sistema delle costruzioni si innesta in un quadro molto articolato.

Il nostro comparto si trova infatti a dover affrontare una crisi molto profonda e – contemporaneamente – le complesse sfide legate al contenimento dei consumi energetici, di suolo e degli impatti ambientali dell’intera filiera edilizia. Adottare e promuovere standard di sostenibilità ambientale ed energetica(con specifici protocolli) all’interno di processi innovativi, si rivela certamente un’operazione di complessa applicazione, anche in relazione ad altri fattori, tra i quali figurano la complessità degli interventi sul patrimonio esistente, lo scarso effetto sui prezzi della classificazione energetica e l’aumento dei costi a carico del sistema produttivo.

Sullo vetustà del patrimonio edilizio incide anche una scarsa disponibilità a riconoscere il giusto prezzo da parte degli utenti, che dipende dalla mancanza di una metodologia chiara di valutazione dell’aumento di valore di un immobile residenziale a seguito di un’adeguata ristrutturazione energetica e di consolidamento, dalla scarsa credibilità dell’Attestato di Prestazione Energetica e dalla scarsa informazione rivolta ai cittadini sui vantaggi di investire sulla qualità energetica, dei materiali innovativi e sul comfort.

Qualità

Per raggiungere obiettivi di qualità edilizia e urbana attraverso modelli di sostenibilità ambientale, economica e sociale, il mercato immobiliare necessita, pertanto, di una complessiva riorganizzazione della filiera edilizia, tesa a mettere a punto di efficaci strumenti per orientare la domanda e l’offerta di immobili verso standard energetico/ambientali più elevati, sia per contribuire al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico che il settore sarà chiamato a raggiungere, sia per differenziare l’offerta di immobili in un mercato oggi particolarmente colpito dalla crisi economica. A questo si aggiungono lo studio di modelli innovativi di management, per l’ottimizzazione dei costi del processo edilizio e la qualità dei progetti e la sinergia tra gli attori della filiera, tesa alla promozione dell’informazione tecnica e alla collaborazione in tutte le fasi.

Inoltre, se si considera che il settore delle costruzioni è per sua stessa natura difficilmente standardizzabile, laddove ogni intervento è un prototipo, e che sono più di 70 le branche produttive che si interfacciano per la realizzazione e la gestione di un prodotto o di un cantiere mentre aumentano il numero dei prodotti e delle soluzioni tecnologiche utilizzabili in edilizia, appare chiaro che il comparto è caratterizzato da un diverso modo di industrializzare i processi rispetto all’industria manufatturiera classica e, quindi, il quadro dell’innovazione in edilizia è oggettivamente mutevole oltre che complesso.

L’Industria 4.0 (si potrebbe dire l’Edilizia 4.0) è dunque sinonimo di uncambiamento radicale del modello di filiera basato sull’ integrazione collaborativa. Per un moderno settore delle costruzioni è indispensabile migliorare l’integrazione delle fasi e di tutti gli attori del processo chiamati a progettare, costruire, fabbricare i materiali per l’edilizia, elevando lo standard delle competenze e la propensione alla soddisfazione del cliente attraverso prodotti sempre più “tailor-made”.

Edilizia e digitalizzazione

A questo rispondono i moderni sistemi informatici e ICT, che permettono l’informatizzazione delle fasi del processo edilizio e la rappresentazione digitale dell’opera lungo l’intero ciclo di vita, dalla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione, alla dismissione. Lo strumento che permette la gestione integrata e informatizzata delle attività è noto con l’acronimo BIM (Building Information Modeling/Management). L’adozione di tale strumento permette di ottenere significativi benefici che in generale si possono riassumere in “maggiore qualità del processo e dell’opera”, vale a dire minori tempi di realizzazione, minimizzazione delle occasioni di errore a livello progettuale/costruttivo e maggiore rispondenza dell’opera alle esigenze della committenza oltre che minori costi e maggiore competitività della filiera delle costruzioni.

Se integrato con le opportunità offerte dall’Internet of Things (dispositivi/sensori applicati in punti chiave dell’opera per monitorare in tempo reale le condizioni di utilizzo e risposta dell’opera stessa), il BIM presenta vantaggi ancor più evidenti lungo l’intera vita utile della costruzione e in particolare in fase di gestione e manutenzione.

In modalità “BIM” si eseguono oggi le più importanti opere di ingegneria ed architettura del mondo: è realtà in molti mercati emergenti (tra cui il Medio Oriente) ma anche in quello americano, australiano e parte di quello comunitario. Il nostro Paese è in notevole ritardo rispetto ai suoi “competitor” internazionali ed europei.

Interoperabilità

Per una più diffusa applicazione del BIM vanno superati alcuni luoghi comuni: innanzitutto si tratta di uno strumento di grande utilità per tutti gli operatori della filiera dell’edilizia . Il BIM è sinonimo di interoperabilità, oltre che di ottimizzazione di processo, di conseguenza è fondamentale, laddove possibile, eliminare le asimmetrie di utilizzo, facendo in modo che tanto dal lato della committenza, quanto da quello delle imprese, vi sia un linguaggio comune con il quale dialogare e si possano così raggiungere i vantaggi generali già citati.

Per questo è importante cercare di assicurare che l’impegno delle imprese a utilizzare il BIM si accompagni all’interesse e all’utilizzo del BIM da parte dei soggetti appaltanti , dei progettisti, dei fornitori di materiali, e in generale di tutti gli operatori che intervengono nel processo edile.

In secondo luogo, non è vero che il BIM è uno strumento adatto solo ai lavori medio-grandi (quindi soggetti appaltanti e imprese di consistenti dimensioni). Certo le più grandi realtà hanno maggiore facilità a recepire il BIM nella loro “cassetta degli attrezzi”, ma anche i soggetti di minori dimensioni possono giovarsene per ottimizzare i loro processi realizzativi e conseguire risultati importanti in termini di maggiore competitività, anche se ovviamente questa transizione richiederà tempo. Basti pensare alle innovazioni realizzabili attraversi il Bim e tecnologie virtuali sfruttando l’effetto della cosiddetta realtà aumentata per la gestione del cantiere e la verifica dell’andamento della produzione in cantiere.

BIM: una “rivoluzione possibile”

Il BIM è una “rivoluzione possibile”, ma occorre un’azione di stimolo soprattutto in fase di prima diffusione dello strumento. Stimolo costituito da una vera e propria strategia nazionale per il BIM da adottare a livello governativo, un po’ come è stato fatto da altri Paesi europei come la Gran Bretagna, la Germania o la Francia. Stimolo che significa non solo fissare percorsi o roadmap di obblighi legislativi, ma anche investire economicamente sul BIM per accompagnare e sostenere la transizione del mondo produttivo in una fase delicata come è quella di uscita dalla fase di crisi.

In quest’ottica, si condivide il principio che il nuovo Codice dei contratti pubblici, recentemente entrato in vigore, stabilisce la previsione di un percorso di graduale introduzione del BIM negli appalti pubblici, attraverso la leva della facoltatività e della premialità per le stazioni appaltanti che lo utilizzeranno – a condizione che sappiano gestirlo.

Inoltre, il nuovo Codice lega il percorso verso il BIM a una “strategia di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e del settore delle costruzioni”. Trova quindi per la prima volta spazio nella legislazione italiana il tema della “strategia”, che è tutt’altro che una semplice indicazione di obblighi. Per definire tale strategia, può essere utile riferirsi a quanto sta accadendo sulla scena europea, dove il BIM è al centro delle policy di innovazione del settore edile, ma è fondamentale per tutti amministrazioni, professionisti e aziende investire in formazione.

Venendo al nostro territorio, la Regione Campania ha recentemente approvato il documento Strategia di ricerca e innovazione regionale per la specializzazione intelligente ( Research and Innovation Strategies for Smart Speciali zation – RIS3 Campania)* , che detta la strategia, declinata in azioni puntuali, per permeare di innovazione il sistema territoriale nel suo complesso, rispetto cioè alle dimensioni tecnico-scientifiche, economico produttive e socio-istituzionali. Tale strategia è basata sulla scelta dipriorità di policy concrete legate al potenziamento e sviluppo di domini produttivo-tecnologici particolarmente promettenti e candidati a rappresentare le aree di specializzazione rispetto a cui concentrare le risorse disponibili per la programmazione 2014-2020. Un’ottima occasione che attraverso una stretta collaborazione tra Amministrazioni, sistema della ricerca e imprese potrebbe dare il via a nuovi trend di sviluppo sociale ed economico.