Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Il paese della (finta) purezza ambientale

di

“Veniamo da anni di immobilismo, veti, burocrazia paralizzante. Col risultato che, mentre dipendiamo dal gas russo, le famiglie ricevono bollette insostenibili e le imprese devono rinunciare alle commesse perché il costo di energia e materie prima non compensa i guadagni. Continuare solo a dire di no fa forse guadagnare qualche applauso, ma non risolve nulla”.

Dice bene, Stefano Bonaccini. Questo è il paese del NO: no al nucleare (…e Felice Ippolito finì in galera), no alle grandi opere (come la Torino-Lione), no alla TAP (avrebbe deturpato il paesaggio), no alle trivelle (così l’energia del sottosuolo adriatico la usano altri), no ai rigassificatori (e c’è chi se la prende con gli americani che ci vendono il gas liquido), no alle pale eoliche (rumorose, invasive). E no ai termovalorizzatori (spendendo montagne di soldi per trasferire all’estero i rifiuti e tenendosi i cassonetti stracolmi e i cinghiali e i topi per strada).

Il paradosso è che il paese della purezza ambientalista è anche il paese del quotidiano spreco energetico delle famiglie, delle città incredibilmente sporche, del verde che muore senza manutenzione, delle terre dei fuochi, dell’inquinamento acustico, dell’anidride carbonica da traffico selvaggio, dell’abusivismo edilizio, del disordine urbanistico. Non a caso in Italia non esiste neppure un “partito verde” capace di qualche influenza.

E il Mezzogiorno? E’, per una volta, all’avanguardia. All’avanguardia del partito del NO, all’avanguardia del saccheggio ambientale.