Intervista a Francesco de Giovanni

di

Il dialogo col Comune? Inesistente
Residenti che reclamano quiete da una parte, esercenti e clienti che invocano il "diritto alla movida" dall'altra. Ecco la rogna che da due anni riempie le giornate (e la casella di posta elettronica) di Francesco de Giovanni, presidente della I Municipalità, che comprende Posillipo, San Ferdinando ma soprattutto - nella fattispecie - Chiaia.

La movida è un tema che ha a che fare con la vivibilità, l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini. A che punto è il dialogo con il Comune?
«È praticamente inesistente. Il Comune amministra il consenso per il sindaco che, non potendosi ricandidare e non avendo un partito che lo appoggia, sta facendo di tutto per mettere in piedi una lista per le elezioni regionali.

E non lo dico da avversario politico, sono dati di fatto: io parlo di cose pratiche, operative, cerco di risolvere problemi, mentre gli assessori e il primo cittadino da quell'orecchio non ci sentono. I miei unici interlocutori al Comune sono i dirigenti».

Il Comune ha emesso prima un decalogo, poi un'ordinanza. Quelle regole sono state disattese?
«Il decalogo non prevedeva neanche le sanzioni per i trasgressori, è stata una cosa patetica. Quanto all'ordinanza, il sindaco l'ha fatta sotto la spinta della Prefettura: non si può pensare di militarizzare un'area perché un amministratore pubblico non è capace di dettare e far rispettare delle regole. Quel provvedimento fissa l'orario di chiusura dei "baretti" alle 3: troppo tardi, così non si risolve il problema. E poi a quell'ora in tutta Napoli ci sono sei vigili: come si fa a controllare che la chiusura venga rispettata?

Ma la cosa più grave è che l'ordinanza prevede sanzioni ridicole, le giornate di chiusura disposte come contravvenzione coincidono con i giorni di chiusura del locale. Insomma, una presa in giro. Mi pare evidente che non ci sia la volontà politica di affrontare il problema».

Intanto sono nati comitati "per la quiete pubblica" e c'è chi ha lanciato un vaso dal balcone. La tensione è alta.
«Certo. Sono fatti gravi e fanno capire che c'è un problema serio.
Ma l'amministrazione comunale si è ridotta a grancassa per il sindaco.
Ci sono sigle che cominciano con "No" per tutto. Dietro c'è l'ideologia del "no" alle regole, del totale lassismo.

Così ci ritroviamo con le occupazioni abusive di suolo pubblico, gli edifici pubblici occupati, le auto parcheggiate sui marciapiedi oppure in seconda e terza fila, i rifiuti sversati in orari non consentiti. Per non parlare dei parcheggiatori abusivi.

A proposito: perché il sindaco non applica il Daspo? Sarebbe facile, è una legge nazionale, ma non lo fa. Da un ex magistrato mi aspettavo che facesse rispettare la legalità. Invece no, al contrario: ha scelto di disamministrare, non ponendo limiti né paletti di alcun tipo. Un modo facile di governare una città che per sua indole è anarchica, sgravandosi di una bella quota di lavoro quotidiano.

Ma soprattutto una scelta politica legata ai suoi interessi elettorali.
Mentre fa l'inauguratore professionista e il promotore di feste, però, la città si imbarbarisce sempre di più».

Qual è la vostra proposta?
«Creare un'area per una movida tranquilla, con ristorantini a tema e di qualità che possono chiudere all'una, all'una e un quarto. I residenti sarebbero contenti, sarebbe un'offerta compatibile. Ne ho parlato con gli esercenti, molti sono d'accordo.

Una cosa è certa: così non si può andare avanti. Come si può pensare di fare delle discoteche all'aperto in stradine larghe tre metri dove rimbomba tutto e la musica copre le voci e la tv fino all'ultimo piano? Quel tipo di offerta si potrebbe spostare ai giardini del Molosiglio, dove non si darebbe fastidio a nessuno».

Che cosa ha imparato dopo due anni di presidenza?
«Che se si fossero rafforzate le deleghe delle Municipalità, il Comune si sarebbe sgravato di una serie di problemi. La Villa Comunale, per esempio, funzionerebbe meglio: saprei come, quando e come ci lavorano i giardinieri e quali mezzi hanno a disposizione. L'ho detto tante volte, ma de Magistris non l'ha fatto: ha paura di perdere potere».

Alla fine, ha capito qual è il confine tra legittimo e quello che non lo è?
«Quel confine a Napoli non è definito. A Napoli tutto ciò che si fa diventa legale, dunque normale».

Ordinanza Movida

Oggetto: Disposizioni a tutela della sicurezza urbana dell’igiene e dell’incolumità pubblica, finalizzate alla regolamentazione delle attività degli esercizi di somministrazione in aree del territorio cittadino oggetto di intensa frequentazione ( c.d. movida)

  • 1) È fatto divieto a tutti gli esercizi commerciali ed ai pubblici esercizi siti nelle Aree sopra individuate, e nelle loro immediate prossimità, di vendere per asporto, qualsiasi bevanda in contenitori di vetro e/o lattine, tutti i giorni dalle ore 24:00 fino alla chiusura dell’esercizio.
  • 2) L’orario di chiusura degli esercizi e’ stabilito per le ore 02:00 per i giorni dalla Domenica al Mercoledì, mentre per i giorni dal Giovedì al Sabato è fissata per le ore 03:00.
  • 3) Ogni esercizio commerciale dovrà garantire che i relativi locali di pertinenza siano dotati di misure tecniche tali da evitare che suoni e rumori siano percepibili all’esterno.
  • 4) Gli esercenti, dovranno provvedere al mantenimento della pulizia ed ordine, dell’area antistante e limitrofa al rispettivo locale durante l’orario di apertura, nonchè alla realizzazione di un servizio di pulizia aggiuntiva a quello normalmente svolto istituzionalmente subito dopo l’orario di chiusura.
  • 5) Ogni locale dovrà dotarsi di appositi contenitori per rifiuti all’interno della propria area di somministrazione assicurando lo svuotamento dei contenitori in modo da garantirne la costante fruibilità.