Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

L'Europa miope

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L’Europa sembra eternamente consumata dai suoi fantasmi. Tremebonda, codarda, nevrotica. O soltanto miope. É morto per paura di prendere il colera, scriveva Cechov deridendo i pusillanimi.

La settimana scorsa il pluridecennale regime sanguinario degli Assad è caduto. Lasciando dietro di se, come sempre quando crolla uno stato, una situazione piena di incognite. Saranno realmente moderati i nuovi governanti? Riusciranno a gestire quel complesso mosaico etnico, religioso e geopolitico?

Rispetto a simili interrogativi, come sempre, l’Europa non ha preso iniziative forti e unitarie. Ma su un punto è sembrata concorde. E incredibilmente sollecita. Erano passati solo pochi giorni dalla fuga di Assad e il Vecchio Continente si è affrettato a chiudere le porte ai siriani, sospendendo le richieste di asilo provenienti da Damasco. Ha cominciato la Germania, è seguita l’Italia, l’Austria, la Grecia, la Danimarca, la Norvegia, la Svezia, la Francia. Sulla necessità di avere una parte costruttiva nella crisi, ha prevalso ciò che sembra il grande incubo dell’Europa (anzi dell’Occidente tutto). La paura dei migranti.

Intendiamoci, nessuno dovrebbe sottovalutare gli attuali problemi demografici, occupazionali e culturali dei “bianchi” o le criticità delle periferie multietniche delle nostre città, spesso povere, degradate, insicure. Nodi che, tuttavia, un’Europa politicamente e materialmente solida avrebbe ogni possibilità di affrontare e governare. E invece, da anni ormai, la minaccia dei migranti è diventata il mantra ideologico delle agende politiche, l’idea fissa dei populismi di destra (e anche di sinistra), il passepartout per trasformare la paura in consenso.

Ma allora proviamo a fare “un bel gioco”. Cosa succederà quando l’Africa avrà messo a frutto le sue immense risorse naturali e umane (sta già succedendo) e non sarà più disposta a compensare con i propri figli i vuoti del mercato del lavoro occidentale? Cosa succederà quando i siriani professionalmente qualificati non avranno più motivo di fuggire nei nostri paesi e anzi (sta già succedendo) vorranno tornare nelle proprie terre?

Ci fu un tempo, ancora negli anni Sessanta del Novecento, in cui i “bianchi” erano assillati dal “pericolo giallo”. Temevano come l’Apocalisse un’invasione dei cinesi nelle ricche terre dell’Occidente. Sappiamo come è andata a finire.