La città dei vetri rotti

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Economisti e sociologi la chiamano “teoria delle finestre rotte (o teoria dei vetri rotti)”, che tradotta nel gergo comune significa che degrado genera degrado. E, aggiungo, mancanza di sicurezza!

Sono infatti due categorie fortemente collegate - quelle del degrado e della sicurezza - così che quando aumenta il primo, la seconda diminuisce.

Lo sa bene Napoli che da anni fa i conti con statistiche che la condannano senza appello su questi fronti. Secondo la classifica 2021 del Sole 24 ore sulla qualità della vita delle province italiane Napoli si colloca al 90esimo posto su 107 province con performance anche più negative rispetto ai parametri Ambiente e servizi (dove è 98esima) e a quelli di Giustizia e sicurezza (dove risulta 106esima).

Che la si osservi con gli occhi avvezzi dei residenti o con quelli attoniti dei turisti di passaggio la città di Napoli versa oggettivamene in condizioni diffuse di incuria e insicurezza. Atti vandalici, deturpazione dei luoghi, movida violenta, soste selvagge, rifiuti abbandonati per giorni sono infatti sotto gli occhi di tutti. Ormai assuefatti!

Gli artefici di tali comportamenti, con le ovvie differenze, sono una categoria molto ampia, che comprende piccoli criminali, bulli di ogni età e finanche insospettabili borghesi. Segno che si tratta anche di una inciviltà diffusa, fondata su un livello basso di educazione, ma anche su risposte conseguenti a servizi carenti o inesistenti. Comportamenti anarchici dunque anche in risposta alla mancanza di regole e di servizi e a un ambiente urbano che non suscita rispetto.

La questione da risolvere è indubbio che sia di spettanza dell’Amministrazione, ma non esenta i cittadini residenti, troppo inclini ad atteggiamenti borderline. Con la precisazione però che da un’effettiva erogazione di decoro e sicurezza discendono rispetto e voglia di fare bene perché, si sa, la bellezza educa.

E sul fronte estetico Napoli, pur essendo ancora una delle città più belle del mondo “per natura”, rischia di rimanere luogo incantato di sogni e bellezze, da visitare ma non da vivere.

Nella competizione dei territori infatti, che premia le città più attrezzate e più innovative, e ai tempi dell’indicatore di benessere economico e sociale BES, che misura la prosperità dei luoghi ben oltre il PIL, bassi livelli di prestazioni civiche sono ormai insostenibili.

Rispetto a tali temi si configura dunque una vera e propria emergenza sociale. Riuscirà l’Amministrazione attuale a farsene carico segnando almeno una svolta di controtendenza rispetto a fenomeni ormai così spinti?