Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

La fabbrica degli ignoranti

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Cosa succede nel paese che fu di Pio XII e di Giovanni Gentile, di un cattolicesimo fin troppo invasivo, di una famiglia fortemente introiettata, di una scuola severa, di un liceo classico che tutti ci invidiavano?

Giorno dopo giorno, le cronache raccontano storie tristissime di bullismo, aggressioni del branco ai danni del più fragile, ragazzini disperati che finiscono per suicidarsi senza neppure aver messo il naso nella vita, ragazzini che pugnalano la loro insegnante perché li ha puniti, famiglie che non fanno una piega di fronte alle assenze sistematiche dei figli dalle lezioni, famiglie che si organizzano per aggredire qualche professore che ha osato chiedere disciplina agli alunni. 

La malattia del paese è questa. Non il declino della produttività, l’inefficienza burocratica, la povertà dei servizi sociali, la mancata manutenzione del territorio. Tutto ciò è vero, ma nulla cambierà se non si troverà rimedio alla vera malattia del paese, quella da cui prende origine ogni sua altra criticità: il collasso del sistema formativo. 

Lo ha ripetuto l’ultimo Rapporto Censis. L’Italia sta diventando “una fabbrica di ignoranti”. Gli italiani traboccano di stereotipi, pregiudizi, chiacchiere. Credono che gli ebrei dominino il mondo attraverso la finanza. Che l’omosessualità sia una patologia genetica. Che gli extracomunitarii siano pericolosi per le donne bianche. Sono decine di milioni coloro che ignorano che fine abbia fatto Mussolini, che non sanno nulla dell’unificazione italiana o della rivoluzione francese, che scambiano Mazzini per un uomo politico della prima Repubblica e Nixon per un calciatore inglese. Che non hanno idea di Dante, Leopardi, Verdi.

Una catastrofe epocale di cui sono responsabili le istituzioni scolastiche e le famiglie, i governi di sinistra e di destra, i parlamenti. Tutti noi. Una castrofe che prepara per il paese un futuro pieno di incognite gravissime. Dove, ovviamente, i figli degli ignoranti saranno ancora più ignoranti. 

La ricostruzione dell’intero sistema formativo sarebbe la riforma delle riforme, altro che premierato o salario minimo. Ma basta farsi un giro sui giornali o nei talkshow. Sembra non interessare a nessuno.