Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

La guerra civile delle parole

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A sinistra si disperano perchè il neoeletto presidente del Senato ha i busti di Mussolini in casa e il neoeletto presidente della Camera è un cattolico integralista, antiabortista, fiero avversario dei diritti Lgbt. Letta (il pacato Letta) fa dichiarazioni gravi: “uno sfregio all’Italia”. Non è passato neppure un mese dalle elezioni e già imperversa la guerra civile delle parole, gli insulti, le scritte minacciose sui muri, la profezia di sventure europee.

Ma gli italiani hanno votato e quel che ora si prospetta è, per la prima volta nella storia repubblicana, una legislatura di destra. Una novità di cui probabilmente non ci accorgeremo tanto dalle politiche economiche, perchè su ciò il nuovo governo avrà spazi di iniziativa limitati, un percorso fortemente condizionato dal debito pubblico, dai mercati, dalle regole europee. Sentiremo invece un’aria diversa su valori, tradizioni, modelli familiari, diritti, sicurezza. Sentiremo crescere un vento culturale di destra. All’interno di una democrazia solida, beninteso, ma sarà il tempo della destra.

E la sinistra dovrebbe guardarsi dal vecchio vizio di demonizzare l’avversario. Meglio rispondere con proposte alternative, quando ci sarà da fare opposizione. Meglio dedicarsi alla ricostruzione della propria identità, cercando adeguate radici sociali. Meglio evitare una delegittimazione che intacca la stessa fisiologia democratica e avvelena il clima del paese.

Quanto a La Russa e Fontana, si può eccepire sulla scelta di due personalità evidentemente divisive. Ma anche questa è una scelta legittima. E ha ragione Giorgia Meloni quando dice che, una volta elette, le massime cariche dello Stato vanno rispettate da tutti.