Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

La sindrome della “nazione proletaria”

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L’opinione pubblica italiana è tradizionalmente disinteressata a quanto succede nel mondo. Spesso ignora i complessi nodi della geopolitica. Segue antiche suggestioni ideologiche come l’antiamericanismo e l’antimperialismo, si nasconde dietro il messaggio irenico dell’ecumenismo cattolico, mostra umori antitedesci e antifrancesi che si traducono in diffidenza verso l’Ue. Quasi fosse la “nazione proletaria” di fascistica memoria. In opposizione alle “nazioni plutocratiche”.

I rappresentanti di questa opinione pubblica, del resto, non sono soltanto i gruppuscoli dell’estrema sinistra o dell’estrema destra d’antan, i nostalgici dell’Urss o del Duce. Sono quei grandi partiti che negli ultimi anni non hanno perso occasione per schierarsi, sul piano internazionale, dalla “parte sbagliata”. Sono i leghisti e i grillini che hanno rumorosamente corteggiato, uno dopo l’altro, Chávez e Maduro, Bolsonaro e Trump, Orbán e Putin. Ovvero i campioni del populismo autoritario, delle democrazie illiberali, dei regimi autocratici.

Difficile stupirsi perciò se oggi, malgrado Draghi, l’Italia appaia sempre più evidentemente come il ventre molle della coalizione atlantica che cerca di aiutare la resistenza ucraina.