La stazione di Afragola di Zaha Hadid

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La stazione dell’Alta Velocità Napoli Afragola rientra in un programma di nuove stazioni dei primi anni del 2000 che, con la nuova linea dell’Alta Velocità/Alta Capacità, bisognava realizzare nel nostro paese e che RFI ha lanciato utilizzando prevalentemente lo strumento del Concorso di Progettazione. Sono stati così banditi concorsi per le stazioni delle principali città italiane: Roma, Torino, Firenze e Napoli. Per Roma Tiburtina ha vinto il progetto, oggi realizzato, del gruppo ABDR Architetti Associati con una stazione a ponte che, oltre alla funzione di importante nodo ferroviario, assume il carattere di nuova centralità urbana, collegando il quartiere Nomentano con il quartiere di Pietralata. A Torino il Concorso viene vinto dal gruppo francese AREP, e la stazione di Torino Porta Susa è stata inaugurata nel 2013, in seguito alla realizzazione del nuovo passante ferroviario. A Firenze il Concorso viene vinto da Norman Foster con la stazione Firenze Belfiore che sarebbe dovuta sorgere nella zona a nord ovest della città, ma i cui lavori sono attualmente sospesi. A Napoli, Zaha Hadid vince nel 2003 la seconda fase del Concorso nella quale erano stati selezionati i dieci migliori progetti, da una Giuria presieduta da Oriol Bohigas che era composta da Carlo De Vito, Salvatore Di Pasquale, Benedetto Gravagnuolo, Hans Hollein, Ferdinando Luminoso, Stefano Reggio, Andrea Salemme, Francesco Venezia e, come membri supplenti, Carlo Melograni e Giuseppe Silvano.

Quella di Afragola è la seconda architettura di Zaha Hadid realizzata in Campania nel giro di pochi anni, dopo la Stazione Marittima inaugurata l’anno scorso a Salerno, a pochi giorni dalla scomparsa dell’architetto anglo-irachena. Come quella di Roma Tiburtina anche la stazione di Afragola è una stazione ferroviaria tipologicamente a ponte, ma con caratteristiche architettoniche tutt’affatto diverse. Prima di tutto per il contesto. Tiburtina si trova in un contesto inequivocabilmente urbano e si propone come una sorta di grande piastra attrezzata che, come una sorta di boulevard urbano coperto, collega e riqualifica due quartieri di Roma. Afragola si misura invece con un paesaggio extraurbano prevalentemente agricolo, ai margini di alcuni piccoli centri abitati, in quel terrain vague che è il disordine contemporaneo della campagna urbanizzata. Qui il carattere plastico dell’architettura della Hadid trova una convincente espressione nel volume della stazione che sembra quasi avvolgersi attorno al flusso dei treni che passano al di sotto, stabilendo con il paesaggio vesuviano un rapporto equilibrato e virtuoso. Con la stazione di Afragola si mette in discussione l’indifferenza ai luoghi, l’atopia fin qui teorizzata dalla critica architettonica e prende corpo una linea di ricerca espressiva che stabilisce nuove modalità di rapporto con il paesaggio contemporaneo.