La Strategia Nazionale per le Aree Interne come pilastro della politica di coesione

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La SNAI è un sapiente sviluppo, in chiave italiana, di quella terza dimensione “territoriale” della quale si è arricchita la politica di coesione con il Trattato di Lisbona. L’Agenda 2014/20 ha portato con sé alcune importanti novità, scaturite dall’esigenza di rispondere al persistente quadro di squilibri sociali, economici e geografici, registrati nei territori degli Stati membri. Il tema delle periferie, delle aree montane e rurali, era entrato, già da tempo, nel dibattito europeo, ma solo dopo Lisbona assume un ruolo ben preciso nel bilancio europeo, all’interno dell’importante pilastro della politica di coesione. La nuova metodologia dell’Accordo di Partenariato tra Commissione e Stato membro, per vestire su misura la programmazione alle diverse esigenze nazionali, ha consentito al nostro paese, tra il 2012 e il 2014, di negoziare questa specifica strategia, che recupera l’antico italico tema "della polpa e dell’osso”. 

Da alcuni è stata definita la strategia democratica per eccellenza, in quanto finalizzata prioritariamente a dare a tutti i cittadini la stessa qualità di vita. Essa utilizza, infatti, quali parametri di perimetrazione, i valori dell’accessibilità ai servizi primari di salute, istruzione e mobilità combinati con la percentuale di progressivo spopolamento dei territori. Fatta così la mappa dei territori target, definisce scelte mirate a trasformare le diversità territoriali in asset di crescita, puntando su progetti integrati plurifondo. La strategia è un potente strumento di politica coesiva dal basso. La sua forza è legata alla sua matrice locale e alla sua spinta verso la composizione delle diversità. Fin qui la teoria. Nella pratica, purtroppo, la Strategia ha scontato tempi lunghi per arrivare alla firma degli APQ ed entrare nella fase attuativa. Al 30.09.18 erano stati sottoscritti 12 Accordi di Programma Quadro, sulle 72 Strategie approvate, tra i quali, in Campania, l’APQ Alta Irpinia (circa 26 milioni di euro per 19 interventi previsti). Nel complesso i 12 APQ attualmente sottoscritti attivano  319 interventi per oltre 198 milioni (sui 500 previsti) di euro. Difficile misurare gli effetti reali della strategia, mentre è possibile evidenziarne il potenziale in termini di “rafforzamento amministrativo”, “programmazione integrata” e “finalizzazione strategica delle risorse”. 

A oggi ha prodotto: 

a) la promozione di forme di gestione associata di servizi e funzioni, che riguardano soprattutto l’organizzazione generale, il traporto pubblico locale, il catasto, la pianificazione urbanistica, la protezione civile, l’edilizia scolastica, la polizia municipale e i servizi informatici e digitali; 

b) il metodo della partecipazione civica e della responsabilità interistituzionale, grazie a un processo di costruzione dal basso che coinvolge cittadini, forze attive del territorio,  livelli istituzionali locali, regionali e nazionali, che mette a sistema debolezze e punti di forza definendo le azioni necessarie a combattere la marginalizzazione e a creare sviluppo e che impone la sottoscrizione dell’APQ  a ciascun attore istituzionale coinvolto - l’Agenzia per la Coesione Territoriale, la Regione di riferimento dell’Area Interna, che finanzia attraverso il POR l’Investimento Territoriale Integrato per il progetto di sviluppo locale, i Ministeri coinvolti e l’ente locale capofila; 

c) la certezza delle risorse e la composizione della leva finanziaria, alimentata per il 22% da previsioni contenute nelle Leggi di stabilità 2014-2017, per il 48% da risorse dei POR FESR, per l’8% dai POR FSE e per il 22% dai PSR FEASR e dal PO FEAMP; 

d) la mappatura di un enorme patrimonio ambientale e culturale che può trasformarsi in propulsore di crescita – sostenibile, intelligente e inclusiva - per l’intero paese. L’attuazione dei piani di investimento contenuti nelle 72 proposte potrebbe modificare la condizione di marginalità non solo dei 1077 Comuni coinvolti, che ospitano poco più di 2 milioni di abitanti, ma andare incontro alle diverse forme di “perifericità”, sociale ed economica, che indeboliscono anche le aree metropolitane. Il prossimo obiettivo da coltivare in sede europea è sistematizzare l’Agenda Urbana nell’ambito della politica di coesione in modo da integrare i suoi obiettivi con quelli della valorizzazione delle risorse delle aree interne.