La testimonianza - 3 / Alessandro Rak, Mad Entertainment

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Il cognome è fuorviante, ma Alessandro Rak, fumettista, animatore e regista di talento, è nato nel 1977 ai Quartieri spagnoli, e dal ventre di Napoli è partito alla conquista dell'Europa: alla guida di un team tutto napoletano, la Mad Entertainment fondata dal produttore Luciano Stella, ha vinto nel 2014 l'European Film Awards per il miglior film d'animazione con un piccolo gioiello intitolato "L'arte della felicità" e nel 2018 il Nastro speciale per la qualità, l'innovazione e il coraggio produttivo con la fiaba noir "Gatta Cenerentola".

Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato sul suo cammino e come li ha superati?

«In un ambito come il mio, gli ostacoli ti costringono ad inventare soluzioni, sono come degli elementi di gioco. Anzi, direi che nella vicenda sono l'elemento narrante, le muse. Quando si fa arte, del resto, bisogna ribaltare le prospettive. Molti ci riescono, e restano in piedi, ma c'è anche chi cade. A me è sempre piaciuta l'idea di fare qualcosa che fosse legata alle arti visive, e un cartone è un calderone, un contenitore universale. Ci metti dentro tutto: suoni, fotografie, disegni. Ma non vivo il mio lavoro in maniera così definitiva».

Napoli, città giovane per definizione, non è una città per giovani?

«Napoli è vecchia, ma anarchica, libera, non ama tanto le regole. Dunque, è giovane per partito preso, in quanto ha uno spirito giovane. È una città allegra, anche se è spesso disorganizzata e un po' disfunzionale. Per chi cerca percorsi convenzionali non è l'ideale, ma per chi vuole creare qualcosa è un posto buono».

Quale eredità hanno lasciato gli ex ragazzi ai loro figli?

«I miei sono cresciuti nel pieno della contestazione studentesca e volevano fare gli architetti in un momento in cui c'era poco spazio per l'architettura. Ma mi hanno trasmesso l'idea che se si vuole si può partecipare alla costruzione della società. Poi, certo, ho avuto indicazioni diverse dalla politica e da quello che ho visto».

Quanto spazio hanno i giovani per fare proposte, per far valere i propri talenti, le loro competenze, la loro passione, le loro idee?

«Siamo in Europa vecchia, nella quale i giovani degli anni '70 quello spazio se lo sono preso. Una cosa è certa: vincono in genere i più forti, in tutti i sensi. Se ci sono  pochi spazi è perché i più forti se li sono presi».

Quali sono le responsabilità della attuale classe dirigente?

«La risposta ce l'ha data Robin Hood: il male della società sono gli avidi, quelli che hanno i soldi e non si preoccupano di volgere lo sguardo all'indietro, verso chi sta peggio. La colpa è di quelli che si sono presi il capitale e non hanno pensato che una redistribuzione della ricchezza sarebbe stata necessaria per vivere tutti più felici».