La testimonianza - 4 / Michelangelo Fonzone, AD Fontel Green Power

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Nagorà apre con questo numero un'analisi – e dunque un dibattito – su un mercato del lavoro le cui le vie di accesso sono sempre più anguste e in cui la precarietà si è stabilizzata come categoria immutabile e irreversibile, a tutto discapito dei ventenni e dei trentenni di oggi. Per questo, abbiamo interpellato alcuni giovani che, in un contesto difficile, hanno trovato il modo di far valere i propri talenti e i propri sogni.

Michelangelo Fonzone, classe 1982, dirige l’Ufficio Trading dell’azienda di famiglia, la Fontel S.p.A., ed ha creato, insieme ai fratelli e ad un giovane amico giurista, anche lui napoletano, la Fontel Green Power S.r.l., che opera nella ideazione progettazione ed installazione di impianti eolici e fotovoltaici e che, in appena 4 anni è giunta ad occupare una rilevante quota di mercato nazionale (superiore al 3%).

Quali sono i principali ostacoli che ha incontrato sul suo cammino e come li ha superati?

"Io posso considerarmi un giovane “fortunato”, nato a Napoli, da genitori fieramente napoletani che hanno cercato, spero riuscendoci, di inculcarmi quei valori di lealtà e correttezza tipici dei napoletani. 

Nel mio percorso di formazione la più grande difficoltà è stata quella di prendere atto che al fine di ottenere una preparazione idonea ad affrontare il mercato del lavoro nel settore di mio interesse avrei dovuto lasciare la città; infatti sono andato a Milano per seguire un corso di master in Finanza e Trading dell'energia al Politecnico. Un dato sconcertante è che tra i miei colleghi di facoltà (sono laureato in Ingegneria Gestionale alla Federico II) solo il 4% resta a Napoli e trova occupazione corrispondente agli studi affrontati. 

Quali altre difficoltà? Direi quali le facilitazioni? 
Partiamo con le difficoltà per raggiungere in auto il posto di lavoro. Una volta arrivati in ufficio bisogna poi aggiungere la difficoltà di provare a lavorare lottando con amministrazioni farraginose, con una moltitudine di norme e di orientamenti giurisprudenziali che lasciano sempre dubbi sulla correttezza dei comportamenti da seguire, obbligandoci a lavorare con il timore che eventuali condotte possano essere contestate dall’autorità giudiziaria, vuoi tributaria (quella a mio avviso più dispotica nel nostro paese), vuoi, nei peggiori casi, penale.

Da sempre cerchiamo di superare tutto questo prestando la massima attenzione in ció che facciamo, scegliendo i migliori professionisti per assisterci e preparandoci sulle evoluzioni normative e nelle quotidiane lotte con gli uffici amministrativi preposti al rilascio dei permessi e delle autorizzazioni necessarie allo svolgimento delle nostre attività, che paiono svilupparsi in modo inversamente proporzionale allo sviluppo della tecnologia. Più il paese si evolve, più le amministrazioni subiscono un processo involutivo drammatico. Siamo, inoltre, partecipi di associazioni di categoria rappresentative delle attività che svolgiamo al fine di poter avere tutte le interlocuzioni necessarie, anche politiche, per meglio rappresentare la realtà alle istituzioni tenute a legiferare in proposito."

Napoli, città giovane per definizione, non è una città per giovani?

"Napoli è una città per tutti. E’ sicuramente giovane vista la presenza delle tante università, che rappresentano una delle eccellenze non solo del sud Italia ma, per alcune facoltà, anche dell'intero paese.

Certo, per i giovani è sempre più difficile esprimersi. La carenza di lavoro, il completo abbandono da parte delle istituzioni e il sempre più forte appeal da parte dell’”altra Napoli” fanno si che ci siano sempre più difficoltà per il mondo giovanile napoletano. Sono continui gli incidenti, anche nel “salotto buono” di Napoli a Chiaia e non solo nelle periferie sempre più in degrado. Napoli ha un potenziale enorme e trabocca di cultura, storia, religione, paesaggi naturali e ottimo cibo. È inspiegabile che versi in questo stato di dissesto che vede tra i primi bersagli di questa situazione i giovani, soprattutto quelli “sani”, che non trovano una loro ubicazione nel territorio cittadino.

Questo potenziale pare essere completamente ignorato dalla nostra classe dirigente che, non investendo nella creazione di lavoro specializzato, soprattutto nel settore del turismo, fa perdere la grande opportunità di rinascita che, di contro, porta alla folle crescita della delinquenza e di incidenti soprattutto nei confronti dei turisti che dovrebbero rappresentare il nuovo “oro” di Napoli e dovrebbero arrivare nella nostra città per vivere in modo sereno e rilassato tutte le bellezze più che uniche che abbiamo da offrire."

Quale eredità hanno lasciato gli ex ragazzi ai loro figli?

"La foto, a mio avviso molto significativa, raffigura una delle più belle zone della città, che, in modo scellerato, i nostri “padri” avevano destinato ad industria e che oggi l’inerzia disarmante dei nostri governanti, oltre alla continua pratica del “malaffare”, destina quale discarica a cielo aperto.

Quest’area potrebbe offrire mille opportunità, come la maggior parte delle zone abbandonate della nostra cittá, e invece versa in uno stato di abbandono completo.  In questa vicenda, come in altre, credo che le responsabilità siano da rintracciare nella “ignoranza” dei nostri padri e in uno sviluppo scellerato e senza regole. È assurdo che ancora oggi uno degli angoli più belli della nostra città sia ostaggio di una fabbrica dismessa da più di trent’anni e dalla cattiva politica che è riuscita a distruggere e ad occupare anche tutta la restante area. Ora quegli spazi potrebbero essere oggetto di investimenti perché c’è voglia di investire, c’è voglia da parte di noi napoletani, di noi giovani napoletani così come da parte di tanti soggetti esteri che riconoscono nel nostro territorio un grande potenziale. Questo va rimarcato perché sembra sempre che questa crisi ci soffochi.

Ci hanno lasciato, quindi, una società “vecchia”, che ha bisogno di cavalcare un’onda di rinascita e che potrebbe coinvolgere i giovani della nostra città ed evitare che tanti miei coetanei vadano a creare “ricchezza” in altri paesi."

Quanto spazio hanno i giovani per fare proposte, per far valere i propri talenti, le loro competenze, la loro passione, le loro idee?

"Oggi lo spazio a nostra disposizione è abbastanza ridotto. Vedo voglia di fare da parte di tanti amici ma sono sempre tante, troppe, le difficoltà amministrative che sottraggono spazio alla crescita. Parliamo di far valere proposte, ma con chi? Purtroppo il silenzio è l’unica risposta che riceviamo dalle istituzioni. Basti pensare che una delle città più soleggiate del mondo sia anche l’ultima in classifica per installazioni fotovoltaiche; l’ex circolo della stampa versa in completo stato di abbandono all’interno di una villa comunale che ormai sembra sempre più una discarica. Dare il via a nuovi progetti, mettere a disposizione della creatività di noi napoletani, giovani e meno giovani, la rinascita della città sarebbe qualcosa di meraviglioso. Ad esempio tutta l’area del molo Beverello potrebbe essere destinata ad accogliere grandi yacht che oggi non possiamo ospitare (fatta eccezione per una piccola parte del molo Luise, vanno infatti ad attraccare a Salerno o a Castellammare), con un indotto che coinvolgerebbe tutta la zona."

Quali sono le responsabilità della attuale classe dirigente?

"Penso che i continui riferimenti alla completa assenza di Stato, sia a livello locale che nazionale, siano da soli sufficienti a far valutare la assoluta ed unica responsabilità delle attuali classi dirigenti a tutti i livelli e di tutte le amministrazioni per il disastro della attuale società.

Noi però ce la mettiamo tutta, con onestà, pazienza, caparbietà, trasparenza e tanto, tanto lavoro, provando a portare avanti aziende innovative che riescono a creare, oltre che lavoro e occupazione - cosa che ci rende enormemente orgogliosi -, servizi e prodotti di grandi qualità sul mercato."