Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Le parole della vergogna

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“Putin voleva sostituire Zelensky con un governo di persone per bene, ma poi ha trovato una resistenza imprevista degli ucraini, che sono stati foraggiati con armi di tutti i tipi”, dichiara in tv un premier che ha governato l’Italia per anni, il fondatore del centrodestra, un esponente di spicco del Ppe.

“La mia opinione su Putin è cambiata durante la guerra, perché quando qualcuno invade e bombarda un altro paese, tutto cambia", spiega oggi (a sette mesi dall’aggressione) un ex ministro dell’interno, il leader del partito del Nord mitteleuropeo, il campione del sovranismo.

“Non si dica che Putin non vuole la pace”, dice il capopolo del movimento che nel 2018 vinse le elezioni, il camaleonte gialloverde e poi giallorosso, l’oppositore all’invio di armi alla Resistenza.

Sono dichiarazioni inaudite. Calpestano la verità, ignorano il massacro in corso, tradiscono la collocazione del paese, corteggiano il piccolo Stalin.

Cosa bisogna pensare? Che alcuni dei nostri più influenti leader siano ingenuamente neutralisti? Che siano disposti a barattare la politica estera con un pugno di voti? Che abbiano tali e tanti scheletri nell’armadio da essere ricattati dal Cremlino?

L’Italia di Draghi era atlantista ed europeista. Era responsabile, rigorosa, rispettata. Come sarà l’Italia di domani?