Hollywood è immaginifica anche quando diventa cenere. Il grande rogo sembra un effetto speciale. Le ville fotografate mille volte dei divi sono scheletri fumanti a cui si stenta a credere. Forse un altro trucco dei maestri scenografi. Il Viale del Tramonto con le sue palme ridotte a moncherini è troppo realistico per essere vero. Hollywood ci ha sedotto per lunghi decenni con i suoi sogni e le sue distopie, e ora che minaccia di morire ci appare inverosimile.
Ma non è la prima volta che una città scompare. Terremoti, alluvioni, incendi, guerre, saccheggi, bombardamenti hanno colpito spesso i luoghi costruiti dagli uomini per vivere le proprie vite. Dalla Roma di Nerone al rogo di Londra del 1666, dall’autodistruzione di Mosca di fronte a Napoleone al cataclisma di terra e di cielo che azzerò Tokyo nel 1923, dal fuoco alleato su Dresda alla New Orleans di Katrina.
Le città scompaiono, colpite dalla natura matrigna, distrutte dalle scelte politiche, devastate dall’ingordigia. Come la Napoli dei giardini borbonici e delle colline verdi. Ma poi risorgono, vengono ricostruite, tornano a vivere, assumono altre forme. Le città racchiudono tutta l’energia e tutta l’intelligenza dell’uomo. Non muoiono mai, hanno sette vite come i gatti. Roma, Londra, Mosca, Tokyo, Dresda sono rinate.
Rinascerà anche Hollywood. E noi, tra non molto, andremo a vedere il film del suo spettacolare incendio. Tratto da una storia vera.
© Paolo MacryProfessore Emerito, Federico II