Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Mostrificazione

di

Ora, a cose fatte, lo dicono in molti. La sinistra americana ha sbagliato a descrivere Trump come un mostro: violento, stupratore, corrotto, mafioso, fascista. Certo, che il tycoon abbia caratteristiche assai indigeste per la sinistra e per i liberali è un fatto. Ma è stato scelto da settanta milioni di elettori. E solo il più coriaceo degli antiamericani può credere che oltre la metà dell’opinione pubblica statunitense abbia riportato alla Casa Bianca un mostro.

Una lezione amarissima per il partito di Obama. E anche (si parva licet) per la sinistra italiana. Anche in Italia, ormai da decenni, la sinistra usa a piene mani la tecnica della mostrificazione dell’avversario. Ne hanno fatto le spese Craxi, Andreotti, Berlusconi, Renzi, Salvini. E solo il timore di essere accusati di sessismo ha evitato la stessa sorte a Giorgia Meloni. Su quei mostri (che magari, anni dopo, sarebbero stati santificati), la sinistra ha rovesciato quantità massicce di veleno, descrivendoli con i medesimi vizi oggi attribuiti al tycoon newyorkese. Craxi, un corrotto. Andreotti, un mafioso. Berlusconi, un puttaniere. Renzi, un affamatore della classe operaia. Salvini, un razzista. E su tutti, similmente a quanto accaduto a Trump, si è scatenata la gragnuola delle inchieste giudiziarie. Su tutti ha infierito quel che in America chiamano il “giornalismo resistenziale”.

Un fenomeno che, comprensibilmente, ha avuto pesanti conseguenze per la fisiologia democratica del Paese, lo ha distratto dai problemi reali, ha ridotto la lotta politica a una sorta di guerra civile a bassa intensità. E che si è rivelato un boomerang per chi aveva ispirato la mostrificazione. Mobilitando (e magari moltiplicando) coloro che avevano eletto i mostri.