Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Mussolini o Crozza?

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Recensendolo sul ‘Corriere della Sera’, Antonio Carioti critica severamente il Mussolini della serie tv firmata da Joe Wright e tratta dai libri di Antonio Scurati. Il Duce di Sky, dice, sembra non avere statura politica. “Tutto si risolve nell’opportunismo estremo, nel fiuto animalesco, nell’uso della violenza più feroce”. Un personaggio grottesco alla Crozza, scrive Carioti. Già Ernesto Galli della Loggia, del resto, alla prima uscita dell’opera di Scurati, aveva sollevato pesanti riserve sulla sua documentazione approssimativa, sulle sue invenzioni gratuite, sugli errori nella ricostruzione fattuale.

Naturalmente uno scrittore o un regista godono di libertà che allo storico di professione sono negate. Possono interpretare, interpolare, manipolare, immaginare. Anche il “Napoleon” di Ridley Scott è stato accusato di “licenze poetiche” a dir poco audaci.

Ma forse il Mussolini di Scurati/Wright va oltre il tema della libertà artistica. Forse segnala, piuttosto, la perdurante incapacità (a più di un secolo dalla Marcia su Roma) di riflettere sul fenomeno del fascismo. 

Quando, negli anni Sessanta del ‘900, Renzo De Felice iniziò a pubblicare una monumentale biografia di Mussolini, le reazioni furono asperrime. De Felice era storico di razza e la sua opera era meticolosamente documentata e rigorosa sul piano interpretativo. Ma non piacque che il suo Mussolini non fosse semplicemente il dittatore capace di schiacciare un intero paese sotto il tacco della repressione. Il Mussolini di De Felice non era soltanto questo. Era personaggio ben più complesso. Era giunto al potere per l’intrecciarsi di una quantità di variabili, aveva giostrato per vent’anni tra gli scogli (spesso poco benevoli) della Monarchia, dell’esercito, della Chiesa, delle grandi potenze. Era riuscito a conquistare un largo consenso fra gli italiani. De Felice collocava insomma Mussolini nel proprio contesto, smentendo chi vi aveva visto semplicemente il volto demoniaco del potere. E, a causa di quella biografia, lo storico della Sapienza venne letteralmente perseguitato. Preso per fascista lui stesso. Minacciato fisicamente dalla sinistra extraparlamentare.

Da allora sono passati decenni. Ma resta forte, quasi insopprimibile, la tendenza a semplificare la vicenda di Mussolini, a non storicizzarlo, ad attualizzarlo fantasiosamente, a farne il simbolo di un’Italia sempre pronta a seguire il Duce di turno. Un pericolo sempiterno, perciò, una minaccia attuale.

Sarà un caso, ma Scurati è diventato rapidamente il beniamino dei “veri antifascisti”, dei talkshow sensazionalistici, dei dibattiti in cui si pretende di parlare di storia e si finisce per fare propaganda politica.