Un immaginario spesso ideologico, fatto di stereotipi, di racconti ossificati, di un’infinita aneddotica. Città continuamente giudicata che sconta il pessimismo indulgente che non di rado gli stessi «nativi» si cuciono addosso e la lontananza culturale, arcigna o paternalistica, di chi la osserva dall’esterno.
Paolo Macry tocca le sue nervature profonde, ripercorre i segni di un tessuto urbano bimillenario, i comportamenti di lungo periodo della popolazione. Insegue le fratture drammatiche della sua storia, le esperienze politiche che l’hanno segnata, fino alle vicende di tre sindaci-sovrani, Lauro, Bassolino e de Magistris. Ci trasmette la suggestione di una città difficile e mai rassegnata.
Napoli, per chi voglia conoscerla, capirla, ritrovarla, continua a essere un mondo. Un mondo da pensare. O forse un modo di pensare.
Napoli è una sorpresa che deve essere cercata senza pigrizie nella carne viva del suo corpo affollato, accettando le tensioni di un viaggio in territori ignoti.
È un catalogo di possibilità che la storia ha reso talvolta drammatico.
Uno specchio di intelligenze, passioni, ferite, in cui a ciascuno è dato ritrovare qualcosa di sé stesso.
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