Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Nuovo miracolo o nuovo fallimento?

di

Ci furono tempi in cui il paese sembrò brillare. Il futuro Nobel Guido Natta inventò per la Montecatini una materia plastica di successo mondiale (il moplen di Gino Bramieri). All’Olivetti si costruirono i primi elaboratori elettronici (e gli americani stupivano). Felice Ippolito progettava un nucleare destinato a emancipare il paese dalla dipendenza energetica. L’Alfa Romeo di Giuseppe Luraghi ebbe l’idea di una “vetturetta” da costruire al Sud che facesse concorrenza al Maggiolino, alla Mini Morris, alla Renault 4.

Poi la Montecatini finì nelle mani di Eugenio Cefis, l’Olivetti non ebbe il sostegno finanziario che meritava, Felice Ippolito fu condannato a 11 anni per irregolarità amministrative e Luraghi licenziato perché non voleva delocalizzare in Irpinia parte dello stabilimento di Arese.

Questo paese ha mancato storiche occasioni di sviluppo a causa di un intreccio patologico tra politica e impresa (pubblica e privata), di uno Stato burocratico che faceva resistenza alle innovazioni e di una interpretazione clientelare della “questione meridionale”.

Troppo schematico? Certo. Questo è un post, non un saggio storico. Ma ricordare la traiettoria degli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento e poi la malinconica frenata dei decenni seguenti può essere utile oggi che il Pnrr rappresenta una nuova grande sfida per la politica, per la macchina pubblica e per il Mezzogiorno.

Ha ragione chi dice che servirebbe la coesione dell’intera comunità nazionale, mettendo tra parentesi - di fronte all’enorme posta in gioco - le fratture ideologiche tra destra, sinistra, centro, Nord, Sud.