Sembra che il sindaco Sala l’abbia fatta grossa. E non sono soltanto (prevedibilmente) i fumatori che insorgono furibondi in difesa della libertà individuale, cioè del sacro pacchetto. A reagire sono soprattutto i moralisti alla Longanesi, che se la ridono sotto mi baffi, ricordando come gli italiani siano per definizione gente irriformabile, impossibile da irregimentare. Lo disse anche Lui.
Ma sarà vero?
Dopotutto la legge Sirchia (2003) fu davvero feroce. Una ghigliottina. Uccise senza pietà abitudini inveterate, film annebbiati dallo smog della sala, cene in ristorante con la nicotina che intervallava le pietanze, tressette in osteria con i portacenere che diventavano piramidi. Eppure i “soliti italiani” risposero unanimi. Non si poteva più fumare nei locali pubblici? Non si fumò più.
E che dire delle (ben altre) restrizioni durante i mesi del Covid? Sembrava impossibile rinchiudere nelle loro case sessanta milioni di individualisti dediti alla trasgressione. A pensarci oggi, quelle comparsate televisive di Giuseppe Conte furono un azzardo incredibile. Conte era un perfetto parvenu, mica De Gasperi o Berlinguer. Eppure il popolo dei disobbedienti obbedì. Obbedì come un sol uomo all’”avvocato del popolo”. Le città di svuotarono. Perfino a Napoli le viuzze della movida diventarono spettrali.
Era la paura? La paura delle conseguenze del fumo? La paura del virus?
O forse esiste un civismo tricolore che spesso gli anti-italiani sottovalutano? Certo, ci sarebbe da sorridere se anche a Milano, come a Tokyo o a San Francisco, il divieto funzionasse.
© Paolo MacryProfessore Emerito, Federico II