Pinto: «Il teatro adotta la piazza, ma la svolta è in mano ai cittadini»

Il presidente del Trianon: «Contro il degrado, interventi quartiere per quartiere, come fece Valenzi»

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Prima che una (debita) appropriazione, è un atto di sottrazione. All'assedio di una barbarie quotidiana, alla distrazione colpevole delle istituzioni, agli sfregi autolesionisti di abitanti e passanti che troppe volte confondono il concetto di "res publica" con quello di "res nullius".

Dal 30 settembre scorso il Trianon Viviani, già "Teatro del popolo" sotto la guida del Masaniello Nino D'Angelo, ha adottato con il supporto de L'Altra Napoli onlus e dell'associazione dei commercianti A' Forcella lo slargo che si apre davanti all'ingresso come un foyer scoperto. Ma di fatto l'adozione di piazza Vincenzo Calenda, eletta dai "muschilli" a pista per le scorribande in motorino e epicentro della sosta selvaggia del quartiere, era già avvenuta negli anni scorsi: più volte, infatti, dirigenti e dipendenti del teatro intitolato a Raffaele Viviani e da oltre due anni affidato alla direzione artistica di Maurisa Laurito erano scesi in piazza (mai come stavolta la locuzione è pertinente) per alzare un argine di fronte agli atti di vandalismo, difendendo dagli oltraggi dei balordi i resti della cinta muraria di epoca greca dell'antica Neapolis risalenti al III secolo a. C. che troneggiano al centro della piazza, passati alla storia cittadina come «cippo a Forcella» e da tempo oggetto di una variazione di destinazione d'uso che ha ridotto un'antichissima fortificazione greca di interesse archeologico ad una pattumiera a cielo aperto.

Ma il «cippo» non è l'unico tesoro custodito da queste parti. Incastonata nel teatro all'italiana inaugurato nel 1911 (la sala vanta un'acustica che le è valsa la definizione di «piccolo San Carlo»), oggi di proprietà della Regione, si trova infatti la Torre della Sirena, un pezzo di fortificazione delle mura di Neapolis, unica torre inelevata del periodo greco in città. Eppure qui a Forcella, dove i nomi dei boss - da Giuliano a Mazzarella, fino a Sibillo - sono celebri quanto quelli dei calciatori della squadra del cuore, si può morire impallinati da un proiettile vagante, come in un qualsiasi luogo maledetto del Sudamerica. È successo ad Annalisa Durante, uccisa senza colpa ad appena 14 anni nel 2004, e al ventisettenne Maikol Giuseppe Russo, vittima innocente di un agguato di camorra l'ultimo giorno del 2015, a pochi passi dal Trianon. Per ricordare il ragazzo, alla fine del 2021 è stato piantato un ulivo che la furia meschina dei teppisti ha preso di mira più volte.

Gianni Pinto, organizzatore e produttore teatrale che a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta fu capo della segreteria politica di Maurizio Valenzi, nonché consigliere comunale e coordinatore di quella "Estate a Napoli" che quarant'anni fa inaugurò una stagione culturale che dura ancora oggi, è il presidente della sala di Forcella, e alla vigilia dell'apertura della stagione 2022-2023 rivendica con forza la decisione di adottare la piazza sulla quale si spalancano le porte del teatro.

Presidente, quella che si apre davanti al Trianon non è una piazza qualsiasi: questo affidamento ha un forte valore simbolico.

«Nel 2016, quando sono stato nominato presidente del Trianon, che era stato chiuso per due anni, il presidente De Luca disse che "non solo si restituiva alla città un teatro, ma soprattutto un centro di legalità e di aggregazione sociale per le famiglie e i bambini di Forcella". Ecco perché è importante fare in modo che si stabilisca sempre di più un collegamento tra il teatro e il quartiere. Se migliora la qualità della vita di Forcella, migliora anche la vita del teatro. Per questo motivo, da molti anni il Trianon Viviani aveva chiesto al Comune di poter adottare piazza Calenda. Finalmente, con il sindaco Manfredi e il contributo del sovrintendente uscente Luigi La Rocca, oggi questo desiderio si è realizzato. Con l'Altra Napoli e A' Forcella ci siamo impegnati a dare un contributo fattivo per restituire dignità e decoro alla piazza, a partire dal famoso "Cippo a Furcella", la testimonianza archeologica magnogreca di Neapolis, rilevante nell'immaginario collettivo, che è una parte della struttura della porta Furcillensis presente anche all'interno del teatro con la torre della Sirena e che da tempo è ricettacolo di lattine, sacchetti di patatine e immondizia varia. La Soprintendenza ci ha dato il permesso di ripulirlo, questo ci fa piacere. Per noi e per la città significa riconquistare una piazza».

Chiedete da tempo anche l'apertura serale del parcheggio di Castel Capuano, che risolverebbe gli atavici problemi di parcheggio.

«Sì, il Tribunale ormai si è completamente trasferito al Centro direzionale e dopo le 18 quello spazio è quasi sempre vuoto. Ne beneficerebbero anche pizzerie e ristoranti della zona. Intendiamoci: non vogliamo gestirlo noi e non vogliamo che venga reso disponibile gratuitamente. Si potrebbe mettere a reddito nelle sere in cui ci sono gli spettacoli, ricavandone un introito. Una soluzione che gioverebbe a tutti, ma per ora non c'è stato verso».

Per il momento, avete risistemato le fioriere, ripiantato l'ulivo per Maikol e ripulito il "Cippo a Forcella".

«Vogliamo restituire decoro alla piazza. Finalmente con A'Forcella, l'associazione dei commercianti del quartiere, e con L'Altra Napoli onlus, il cui vicepresidente Antonio Roberto Lucidi è componente del nostro Cda, abbiamo iniziato un percorso di riqualificazione che comprende anche altri interventi: è stata ripulita dai graffiti la fontana vicino l'ospedale Ascalesi, che era spenta da tempo e adesso zampilla acqua, e sono stati completati i lavori alla chiesa sconsacrata della Compagnia della Disciplina della Santa Croce, che diventerà la casa della Piccola orchestra di Forcella».

Intanto, per vostra iniziativa, la piazza davanti al teatro si è fatta essa stessa teatro

«Esatto. Ad agosto del 2021 abbiamo organizzato il concerto del pianista Alexander Romanovsky, mentre il 31 maggio di quest'anno si è esibito Tony Esposito. Far vivere la piazza alla gente che abita qui e non solo è un modo per proteggerla».

Quante volte negli ultimi anni avete risistemato piazza Calenda?

«Ogni anno abbiamo cercato di fare qualcosa, anche se non toccava a noi. Il Comune ad essere sincero manda le squadre dell'Asia, ma ora qualcosa di più significativo comincia a muoversi. Vedo un'attenzione che prima non c'era».

Esiste un problema di controllo del territorio?

«Si tratta di un lavoro non facile. Noi spesso chiediamo l'aiuto dei vigili urbani contro la sosta selvaggia in piazza, loro fanno quello che possono. Ad esempio, di recente c'è stata una grande operazione in via Annunziata, dove sono stati rimossi tutti i mezzi che sostavano in doppia fila. Nei giorni seguenti, le auto parcheggiate in divieto di sosta erano molte di meno. E poi sull'affidamento devo riconoscere all'amministrazione in carica di aver fatto in tempi piuttosto brevi quello che non è stato fatto in tanti anni».

In tema di decoro urbano, dove finisce la responsabilità delle istituzioni e dove comincia quella dei cittadini?

«La collaborazione dei cittadini è fondamentale. Lo stato in cui era ridotto il "cippo a Forcella", come tanti altri luoghi, dipende dalle persone: manca l'educazione».  

Che cosa riprenderebbe da quell'esperienza di governo della città condotta da Maurizio Valenzi che lei ha vissuto in prima linea?

«Negli anni '80 con gli assessori dell'epoca Anzivino e Mangiapia realizzammo una campagna dal titolo "Napoli pulita": ogni settimana ci si dedicava alla pulizia radicale di un quartiere, dalle strade alle fogne. Allora la città era divisa in 20 consigli di quartiere, e la cosa funzionava bene. Uno schema che si potrebbe riproporre anche per altri interventi, come quelli sulle strade: lavorare di volta in volta su un pezzo di territorio potrebbe portare i risultati che aspettiamo da tempo. La città è sporca, vero. I turisti arrivano in posti che meriterebbero di essere presentati bene e invece li trovano ridotti male. Il vero problema, sul tema rifiuti, è che dopo quarant'anni non abbiamo ancora i siti di compostaggio, che a differenza dei termovalorizzatori costano poco. Così, la differenziata si è fermata sotto il 30 per cento».

La cultura può bonificare veramente le aree degradate o è una bella utopia?

«Dire che la cultura da sola può bonificare un quartiere è eccessivo. Possiamo essere un centro culturale a disposizione della gente del luogo, cerchiamo di collegarci alle persone, alle famiglie, ai bambini, di avvicinarli al bello. E in questo senso il quartiere partecipa molto più di prima alle nostre iniziative. Ci sono molte realtà associative, tanti giovani coinvolti. E molte scuole ci chiedono di organizzare visite guidate nel teatro per vedere le mura greche, ma anche quello che dalla platea non si vede. Per noi è motivo di vanto. Una spinta decisiva ragazzi del quartiere l'ha data la "Casa di vetro" inaugurata da L'Altra Napoli in una ex vetreria. Grazie a loro, dopo Sanitansamble alla Sanità, qui è sorta la Piccola Orchestra di Forcella, che conta circa venti bambini e ragazzi dai 7 ai 12 anni. Il nostro orgoglio è quello di essere riusciti a catalizzare queste energie».