Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Quei russi che uccidono, muoiono e tacciono

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Prima correva la speranza che Putin potesse cadere per un colpo di stato. Poi si è detto che i russi si sarebbero ribellati, quanto meno gli abitanti delle grandi città. Ma forse sono pie illusioni. Non c’è nessun Bruto alle viste. E i coraggiosi che hanno manifestato contro la guerra a Mosca o San Pietroburgo finendo in manette sono molto pochi.

Certo, la democrazia in Russia non ha mai messo radici, il regime di Putin è feroce, le voci dell’opposizione sono represse, le elezioni vengono manipolate, i media danno informazioni fasulle.

Resta il fatto che Putin ha potuto mandare centinaia di migliaia di giovani a fare una guerra di aggressione, a invadere una nazione vicina, a massacrare i “fratelli ucraini”, a bombardare famiglie inermi che in Russia hanno tuttora parenti e amici. E lo zar, malgrado tutto, sembra avere dalla sua l’opinione pubblica, oltre che il ceto politico e la macchina dello stato.

Tornano alla memoria altri e drammatici silenzi. I crimini di Hitler non nacquero soltanto per opera di un dittatore e del suo apparato poliziesco. Emersero come frutti tossici dalla storia tedesca del primo Novecento. E furono resi possibili dal consenso di un’intera popolazione, della gente comune, di quei “volonterosi carnefici” che obbedirono anche agli ordini più disumani.