Restaurare il patrimonio costruito storico

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Restaurare un edificio storico significa coniugare le istanze della sicurezza con quelle della conservazione dei ‘valori’ per cui riteniamo quell’edificio degno di essere un luogo della memoria collettiva, un monumento (da moneo; ammonimento, ricordo), appunto. Ciò implica da parte di chi interviene innanzitutto la capacità di riconoscerne i ’valori’ e le caratteristiche, e di favorirne, con il restauro, la lettura ed il pieno godimento, attraverso un progetto di valorizzazione ed adeguamento alle istanze contemporanee, oltre che, naturalmente di trasmissione al futuro.

La storia dell’architettura, la storia delle tecniche costruttive e dei materiali dell’edilizia storica, nonché la capacità dell’architetto di attualizzare un manufatto antico, costituiscono saperi imprescindibili per condurre a tale riconoscimento dei ‘valori’, e per guidare, con una sapiente regìa, gli apporti interdisciplinari necessari all’intervento sul patrimonio costruito storico.

Quello ricadente all’interno del perimetro del centro storico di Napoli presenta un elevato grado di vulnerabilità sismica, ritenuto nell’ultima classificazione di “livello medio”, e a ciò si associa una diffusa condizione di degrado e vetustà dovuta innanzitutto ad una mancata manutenzione. La assenza, peraltro, di una cultura della prevenzione – vedi la questione Fascicolo del fabbricato – ha fatto aumentare la probabilità di dissesti e crolli.

In tale contesto è quanto mai necessario un dialogo tra il mondo dell’Architettura e quello, assai vicino, dell’Ingegneria strutturale, per affrontare la difficile sfida, in cui la messa in sicurezza di un edificio non sia realizzata a scapito dei valori che lo connotano, in cui le operazioni per il ‘miglioramento’ della resistenza del manufatto all’azione del sisma non comportino la cancellazione delle caratteristiche dell’edificio e dei segni del tempo e della storia che esso trasmette, in cui si tenda a coadiuvare il comportamento strutturale delle antiche membrature, senza inutili sostituzioni. Una difficile sfida, insomma, che, se ben colta, ci aiuterà nei prossimi anni a trasmettere alle generazioni future un patrimonio costruito sicuro, identitario, ma anche arricchito di nuovi significati e nuove capacità attrattive.