Riqualificazione urbana: la Regione in Campo

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Dovendo affrontare il tema dell’ Housing sociale , non può nascondersi e meravigliarsi che la sua più sintetica e comprensibile descrizione sia quella che è possibile trovare su Wikipedia :

“Con housing sociale (nella locuzione inglese social housing), edilizia residenziale sociale (ERS) o edilizia abitativa sociale (da non confondere con la tradizionale edilizia residenziale pubblica ) si identifica una determinata tipologia di interventi immobiliari e urbanistici dove questioni che di solito vengono gestite separatamente sono affrontate in maniera organica nel medesimo contesto [ : emergenza abitativa; percorsi di formazione all’autonomia; accesso ad alloggi di qualità e alta efficienza energetica ( in locazione o acquisto ); supporto alla costruzione di una comunità di abitanti; progettazione di spazi collettivi condivisi e aperti alla città; creazione delle condizioni per un impatto positivo sul quartiere; strumenti per la ricerca e l’innovazione sociale; pratiche sostenibili per l’abitare.

Uno degli obiettivi dell’housing sociale è quello di garantire benessere abitativo e integrazione sociale, infatti in un unico complesso trovano posto tanto alloggi popolari che rispondono alle politiche di un ente pubblico quanto alloggi privati gestiti da Sgr , Fondazioni o Cooperative . Inoltre vi è una particolare attenzione nella selezione degli abitanti, in modo da creare una comunità il più possibile ricca ed equilibrata: ogni progetto ha una quota di giovani, single, anziani, coppie, disabili.”

Tale “istituto”, la cui origine inglese testimonia la plasticità del processo che ne è alla base , tende ad imporsi anche in Italia, almeno dottrinalmente, quale diretta conseguenza della scomparsa di una politica organica sulla edilizia pubblica residenziale e sulla riduzione delle risorse pubbliche ad essa destinate a partire dal dopoguerra.

Ci si rende conto , in buona sostanza , che in assenza di finanziamenti pubblici occorre stimolare la crescita e la riqualificazione del patrimonio abitativo per i meno abbienti attirando risorse private e stimolando l’innovazione tecnologica ed imprenditoriale , ma conseguentemente non si è pronti ad affrontare una rivisitazione giuridico-normativa ed urbanistica , a fronte di norme di settore risalenti agli anni quaranta e sostanzialmente ferme agli anni ’70.

E’ per questo che gli interventi di trasformazione urbana, la riqualificazione delle aree dismesse e gli interventi di housing sociale hanno avuto, nella nostra già complessa realtà regionale, difficoltà ad imporsi in modo significativo , se non attraverso istituti giuridici derogatori, puntuali quali le intese e gli accordi di programma , sempre molto complicati e non regolamentati e garantiti sufficientemente.

La Regione Campania , in armonia con alcune disposizioni nazionali, già nel 2008, ha approvato le Linee Guida per la Programmazione in materia di E dilizia Residenziale Pubblica, con le quali ha inteso delineare la nuova strategia regionale per attuare i programmi finalizzati alla risoluzione delle problematiche abitative e alla riqualificazione del patrimonio edilizio ed urbano esistente nonché dei problemi di mobilità, per perseguire obiettivi sociali e ambientali coerenti con gli indirizzi di pianificazione del Piano Territoriale Regionale.

Lo scopo era quello di promuovere lo sviluppo urbano sosten ibile della città mediante strategie per la valorizzazione del tessuto urbano, la riduzione del disagio abitativo, il miglioramento delle economie locali e l’integrazione sociale perseguite con sistemi e procedure di intervento complessi, attraverso la “concertazione”, conseguita valorizzando la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nel processo di formazione e attuazione dei nuovi programmi,i in una logica integrata e con un sistema di partenariato tra i soggetti pubblici e tra pubblico e privato.

Il Piano Territoriale Regionale, approvato con L.R. n. 13 del 13/10/2008, già contiene gli indirizzi strategici per l’E dilizia Sociale , e stabilisce che il fabbisogno abitativo debba essere soddisfatto prioritariamente con il riuso del patrimonio urbanistico – edilizio esistente, integrato con il risanamento delle aree connesse, in un’ottica di riduzione del consumo dei suoli e che nell’ambito degli indirizzi strategici per l’Edilizia Sociale, di concerto con i Comuni al fine di poter definire l’utilizzazione di ambiti già edificati, a prevalente destinazione residenziale consolidata e/o dismessi ancorché non residenziali, da attuarsi attraverso istituti di concertazione.

Nel 2009 con la “ manifestazione di interesse per la riqualificazione delle aree dismesse e con l’approvazione del cosiddetto “ Piano Casa Regionale si definiscono alcune possibilità di intervento che prevedono premialità aggiuntive in termini urbanistici e prestazionali a fronte di una realizzazione di “alloggi sociali” e di equilibrati interventi urbanistico-edilizi, che però non raggiungono gli obiettivi sperati, soprattutto per una carenza di indirizzo e coordinamento politico-tecnico ed amministrativo.

Le problematiche abitative in Campania e la ormai grave emergenza abitativa nei nostri territori, pur inserendosi in un contesto di rilievo nazionale, non possono non essere affrontate tenendo conto della specifica situazione socio-economico-territoriale.

Anche la recente riforma degli IACP e la loro fusione in seno all’ACER – Agenzia Campana per l’Edilizia Residenziale , ai sensi del Regolamento Regionale n. 6 del 2016 , risponde alla finalità di un rinnovamento dei soggetti istituzionali ed alla riconversione più propriamente imprenditoriale del soggetto pubblico , con lo scopo di riguadagnare quel ruolo e quella importanza che gli Istituti avevano maturato nei precedenti decenni di notevolissima attività.

Ma tali politiche di riqualificazione urbana, proprio perché devono contemperare differenziate esigenze di carattere urbanistico, economico, amministrativo , dovranno fare leva sulla ricomposizione degli interessi dei diversi attori coinvolti e sulla valutazione delle reciproche convenienze, all’interno di una cornice di compatibilità degli interventi e con la predisposizione di regole per la negoziazione pubblico-privata, di meccanismi perequativi e più in generale di una pratica di buona co-pianificazione inter-istituzionale .