Ritardi ed equivoci nella costruzione della Città Metropolitana di Roma

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Per fare il punto sul processo di costruzione metropolitana di Roma basta guardare ai tempi di messa a punto del Piano Strategico triennale che ormai è in costruzione da ben sette anni quando nell'ormai lontano 2015 furono definite le sue "linee guida". L'ultimo evento, il terzo, ovvero quello definito della "co-produzione", data 16 luglio 2021. Non per fare i consueti paragoni impietosi, ma a Milano il Piano 2016/2018 è stato approvato con un processo durato dieci mesi e già sono alla seconda versione, quella relativa al 2019/2021.

Certamente nessuno si sorprende di questo ritardo. Quando si tratta della Capitale tutti mettono in conto inefficienze, lassismo, malaffare; in fondo la stessa politica ha etichettato Roma come "ladrona", identificando la città con i vizi della classe politica che la abita. Come se Roma avesse "un'atmosfera" capace di determinare un comportamento vizioso di residenti e city users. E invece il problema è più fuori che dentro la città, più nelle relazioni che nel luogo. Come ha ben sintetizzato Vittorio Emiliani nel titolo di un suo libro, Roma è una capitale "malamata", vittima di processi e di relazioni sovra-ordinate che da secoli vi convergono, strattonandola, trasformandola, snaturandola, in una parola sfruttandola, cambiandone le sorti e con esse quelle della povera gente che la abita. Capitale dello Stato, Città Metropolitana, sono modelli e ruoli imposti e non coltivati, tradotti banalmente in speculazione edilizia, sfruttamento dei suoli, della posizione geografica, del patrimonio storico-artistico ed architettonico, della concentrazione di funzioni e culture politiche e religiose. Mai un progetto per la città, mai una visione che guardi con amore e cura e ne cerchi una valorizzazione disinteressata.

Quello della Città Metropolitana rappresenta dopo quella della Roma-Capitale, l'ennesimo modello calato dall'alto, l'ennesima espressione di arroganza, l'ultima inutile pretesa al posto di fondare un nuovo ruolo della città come centro della cultura e dell'istruzione, della politica, della pace, della natura, riconoscendone i veri confini e ridisegnando generosamente l'articolazione spaziale delle istituzioni. Questa è da sempre la condanna di Roma e della regione che la contiene, quella di essere scelta per svolgere ruoli, concentrare funzioni, fornire suoli e valore a soggetti ed interessi esterni, sovra-locali, sempre poco munifici con la città e con il futuro della sua comunità sociale. Ora c'é un nuovo Sindaco della Città e della Città Metropolitana (!!) ed a breve anche un nuovo Consiglio Metropolitano.  Forse la speranza è ancora  l'ultima a morire.