Quando ci interroghiamo sul tema della sicurezza urbana, dovremmo avere presenti alcune considerazioni che ritengo pilastri fondanti di una corretta amministrazione della collettività. La sicurezza è innanzitutto una questione che riguarda la gente comune; garantire la sicurezza significa in primo luogo garantire i diritti dei più deboli, di chi socialmente è più esposto, di chi ha meno strumenti per vedere riconosciuti i proprio diritti. Basti pensare a chi può garantirsi di vivere in un parco protetto, o comunque nel centro storico di una città, che è meglio vigilato, a fronte di chi ha bisogno di trovare una soluzione abitativa compatibile con le proprie risorse.
Per questo deve essere chiaro che non è ordine pubblico, ma un insieme di misure che garantiscono la collettività nell’esercizio dei propri diritti, nel costruire un percorso di vita ed un futuro di dignità in un contesto sociale rispettoso delle esigenze reciproche.
Garantire la sicurezza significa offrire servizi comuni adeguati, assicurare percorsi di inclusione sociale, anche a chi è più esposto, progettare e porre in essere politiche di sviluppo che consentano un inserimento lavorativo, coniugare le esigenze con politiche di valorizzazione urbanistica.
In questo quadro assumono rilievo anche aspetti come l’arredo urbano, l’illuminazione pubblica, gli spazi destinati alla comunità, le aree verdi, gli stessi servizi di trasporto pubblico.
Sicurezza non è solo prevenzione e repressione dei reati, ma sicurezza è libertà.
E allora Napoli: una città bellissima dove il fascino e l’amore per la vita riesce a catturarti, ma che ispira anche malinconia e rabbia. L’evasione scolastica sfiora il 20%, un’area metropolitana in cui cinque comuni sono sciolti per infiltrazione mafiosa, dove spesso il mancato utilizzo dei beni confiscati non è determinato solo dalla gracilità o dall’inerzia delle Amministrazioni comunali, ma dal timore di perdere consenso elettorale.
A nessuno è richiesto di essere eroe, ma la mancata denuncia di vicende estorsive o usurarie è la prassi più diffusa ed accettata, salvo poi quando capita a te, auto assolversi perché altri non avrebbero fatto il proprio dovere.
Penso alle occupazioni abusive, dove allo stato di necessità, certamente da maneggiare con strumenti che garantiscano la dignità di vita delle persone, si mischia l’arroganza criminale che si sostituisce alle istituzioni nel gestire la disponibilità o l’affitto di appartamento; il tutto in un magma dove la preoccupazione del tutto ipocrita di una qualche reazione sul piano dell’ordine pubblico, frena l’intervento delle autorità in una palude di interessi contrapposti e di un lasciar fare francamente inaccettabile.
Più lasci fare più speri di guadagnare consenso, nascondendoti dentro la convinzione che si tratta del modo migliore per garantire tutti.
Così l’immigrazione: una presenza disordinata di cittadini di Paesi Terzi a cui abbiamo il dovere e l’interesse di costruire un futuro fatto di dignità e di rispetto delle regole che ci siamo dati.
L’inclusione genera sicurezza, la discriminazione il conflitto.
© Mario MorconeAssessore alla Sicurezza, Legalità, Immigrazione Regione Campania