Strade-gruviera, Calabrese: 15 milioni per uscire dall’emergenza

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Non solo i soldi: all’Italia che muore su un ponte o sotto un temporale mancano anche, o forse soprattutto, cura e cultura. Così, nonostante i disastri, la manutenzione resta un tema del giorno dopo. Mario Calabrese, che insegna Costruzioni idrauliche e marittime alla Federico II, è assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti nella giunta de Magistris, in carica dal 2011.  E, da docente e da amministratore, assicura che la carenza finanziaria è legata a doppio filo ad una mentalità che sottovaluta, o addirittura dimentica, il valore della prevenzione.

Assessore, le nostre infrastrutture sono spesso vecchie e malmesse. Perché in Italia si fa poca manutenzione? Manca una cultura della prevenzione o mancano i soldi?

«Sicuramente in Italia c’è poca cultura della manutenzione e della prevenzione, questo va detto in premessa. Lo Stato italiano spende nelle attività di prevenzione dei rischi e di manutenzione delle infrastrutture e del territorio una cifra molto minore di quanto spende per far fronte alle emergenze, salvo poi battersi il petto il giorno dopo le tragedie. Ma ogni volta nulla o poco cambia, la tutela del patrimonio e del territorio diviene rapidamente un problema rimosso e la “manutenzione su guasto” resta di gran lunga l’attività manutentiva prevalente. Ovviamente anche le attività manutentive delegate ai Comuni devono fare i conti con la suddetta mentalità e con le poche risorse disponibili. A partire dal 2011, infatti, le ripetute manovre di finanza pubblica a carico delle amministrazioni locali sono state particolarmente gravose. A ciò si è aggiunto, poi, a partire dal 2015 l’impatto delle nuove regole contabili che ha anch’esso determinato un’ulteriore diminuzione delle disponibilità di bilancio degli enti locali. Il sacrificio imposto, se da un lato è stato funzionale allo sforzo di risanamento dei conti pubblici, dall’altro ha causato una pesante contrazione delle risorse disponibili per finanziare servizi ed investimenti locali. Nei Comuni nel periodo 2010-2017 la spesa corrente è diminuita di oltre il 5% e la contrazione delle spese in conto capitale ha superato il 30% e tutto ciò si è sicuramente riflettuto sugli stanziamenti annuali per le manutenzioni ordinarie e straordinarie. Naturalmente, la situazione è stata ancora più pesante per i Comuni in pre-dissesto o in dissesto. A Napoli ci sono circa 1200 chilometri di rete stradale, e altrettanti di fognature e di rete idrica: gestirli, in queste condizioni, diventa difficile».

È per questo che le nostre strade sono ridotte così male?

«In realtà, nonostante le note difficoltà finanziarie, nel quinquennio che va dal 2011 al 2015 sono stati stanziati in bilancio per la manutenzione (programmata e su guasto) dell’intera rete stradale cittadina circa 75 milioni di euro, vale a dire in media quindici milioni l’anno. Nel quinquennio precedente 2006-2010 ne erano stati stanziati 53 milioni. Ulteriore dato significativo è quanto realizzato nei due ultimi quinquenni (con fondi di bilancio, Por e mutui). Nel periodo 2006-2010 si sono ultimati circa 20 chilometri di strade mentre tra il 2011 e il 2015 i chilometri di strada ultimati arrivano a circa 54. Tale dato non solo evidenzia la forte discontinuità tra i due quinquenni ma va anche in controtendenza rispetto al dato nazionale. L’associazione SITEB (strade italiane e bitumi), infatti, nei suoi studi registra nel decennio 2006-2016 un crollo del consumo di conglomerato bituminoso – primo indicatore della manutenzione delle strade – in cui si passa dai circa 44 milioni di tonnellate del 2006 ai stazionari 23 milioni di tonnellate negli anni 2015, 2016 e 2017. Quindi negli anni di questa amministrazione gli sforzi per recuperare quanto non era stato fatto è stato enorme».

Le strade ridotte a gruviera danno anche molto lavoro all’Avvocatura del Comune, che deve fronteggiare migliaia di azioni risarcitorie per danni a veicoli e persone. Non sarebbe più lungimirante, e anche più conveniente sul piano dell’economicità, programmare zona per zona il rifacimento delle strade?

«Vero, c’è molto lavoro per l’Avvocatura, anche se in questi ultimi anni a dispetto di ciò che si può pensare il contenzioso è diminuito e la percentuale di contenziosi relativi a sinistri stradali che si conclude con esito favorevole all'amministrazione comunale sta crescendo. Inoltre, dal 2015 al 2017 il numero dei debiti fuori bilancio del Servizio strade, che si prende cura della manutenzione della rete principale cittadina, si sono all’incirca dimezzati passando dai circa 1800 del 2015 ai circa 900 del 2017. Certamente prevenire e programmare è sempre meglio che curare e nelle intenzioni dell’amministrazione c’è quella di uscire dalla logica della manutenzione su guasto (o curativa) – quella per cui si interviene su tratti già ammalorati - per passare a quella della gestione programmata degli interventi, in cui cioè si interviene prima del verificarsi del guasto, con ovvi benefici in termini distandard di sicurezza della percorrenza delle arterie cittadine. Negli anni scorsi l’Assessorato ha elaborato, redatto e candidato a finanziamento, a valere sui fondi del 4° e 5° “Programma annuale di attuazione del Piano Nazionale della Sicurezza Stradale erogati dalla Regione Campania”, il Piano della sicurezza stradale e degli interventi di messa in sicurezza delle strade, volto a migliorare la conoscenza del fenomeno di incidentalità nel territorio comunale e a indirizzare le successive azioni per il miglioramento della sicurezza stradale. Nell’ambito del progetto stiamo dotando l’amministrazione di un sistema di supporto alle decisioni chiamato Pms (Pavement Management System) che consentirà agli uffici tecnici del comune di individuare, dove, quando e come intervenire sulle pavimentazioni, tenendo conto del grado di dissesto della superficie stradale, della rilevanza dell’asse viario in termini di flussi di traffico, della incidentalità e del budget disponibile. Stiamo facendo un rilievo di tutta la rete stradale primaria, incrociando varie informazioni che vanno dai volumi di traffico allo stato di manutenzione.

Di soldi in bilancio, però, ce ne sono pochi. Come si fa?

«Se hai pochi soldi in cassa, devi cercare di intercettare tutti i fondi disponibili partecipando a qualsiasi bando. In questo momento abbiamo pronti 45 progetti per la manutenzione delle strade cittadine per un ammontare di circa 120 milioni di euro. A maggio abbiamo candidato tutti questi progetti al bando emesso dalla Regione Campania “Manifestazione di interesse alla presentazione di progetti coerenti con i programmi di intervento sulla viabilità regionale finanziati con le risorse Fsc 2014/2020 di cui alla delibera Cipe 54/2016”, ma per ora non abbiamo saputo niente. Inoltre, sono numerosi i lavori in corso (tra gli altri quelli del progetto Unesco, i lavori in via Marina, via Brecce a Sant’Erasmo, via G. Ferraris e via Gianturco) e numerosi altri partiranno nei prossimi anni (tra cui corso Umberto I, viale Augusto, via Beccadelli e via Cinthia). Stiamo terminando la riqualificazione della Riviera di Chiaia. Insomma, non siamo fermi».

Se oggi la situazione è così critica è anche perché in alcuni casi il manto stradale, complici anche le gare al ribasso, è durato meno di quanto era previsto?

«Certo, talvolta è successo anche questo. Ci sono imprese che hanno lavorato male, e le gare al ribasso possono esserne una causa. Ma certamente la principale causa del precoce invecchiamento delle pavimentazioni stradali è la presenza massiva dei sottoservizi, acquedotto e fognature in primis, ma anche i recenti scavi per posa di banda ultralarga. Chiusini e scavi eseguiti per piccole riparazioni diventano i punti deboli da cui parte l'ammaloramento delle pavimentazioni stradali. In questo senso stiamo cercando di introdurre sistemi di controllo più stringenti sull'operato degli Enti Gestori di pubblici servizi, attraverso tavoli nell'ambito dei quali sono concordati a monte le modalità e le estensioni dei ripristini da eseguire. Si sta lavorando per un nuovo regolamento al passo con i tempi che superi l’attuale regolamento risalente al 1964. Inoltre, come detto, purtroppo dalla fine degli anni ‘90 ed ancor più dalla metà nel primo decennio degli anni 2000 si è registrato un importante calo delle risorse in bilancio comunale per la manutenzione stradale».

Quanti soldi mancano per mettere a posto la rete stradale cittadina?

«Difficile fare una stima. Diciamo che per poter venir fuori definitivamente dalla fase emergenziale, nel giro di un lustro, bisognerebbe disporre annualmente per la sola manutenzione di un budget non inferiore ai 15 milioni di euro. Molto di più per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’intera rete»

Sul fronte dell’edilizia privata c’è il tema del Progetto Sirena: da tempo e da più parti se ne invoca la ripresa, ma invano.

«Non è un argomento di mia competenza specifica, ma quella è stata sicuramente un’esperienza positiva. Parliamo sempre del pubblico, ma anche i privati vivono un momento di grande difficoltà. Mi auguro che qualcosa di simile si riesca a fare».

A proposito di infrastrutture, ci si è messo anche il Mibac, che con discutibile tempestività ha bloccato il cantiere per le camere di ventilazione della Linea 6, in piazza Plebiscito. Come se ne esce?

«Come ho detto, quelle griglie avrebbero un impatto minimo sulla piazza. Ma aspettiamo serenamente l’incontro con il ministero, le motivazioni che hanno condotto a quella scelta sono forti e vanno nella direzione della tutela del patrimonio storico, della riduzione dei rischi di costruzione e del contenimento dell’impatto sulla vita dei cittadini Ad intervento ultimato rimarrebbe sulla piazza una griglia di pochi metri quadri molto minore dello spazio attualmente occupato dal cantiere. Un francobollo in una piazza di circa 25mila metri quadri, a nostro avviso ininfluente sulla bellezza e il fascino del luogo. Come d'altronde mi sembrano siano ininfluenti le griglie e chiusini attualmente esistenti in piazza o quelli esistenti nelle tante altre piazze storiche non solo italiane».