Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

The Queen is dead

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"È morta oggi una anziana signora che mi stava simpatica, ha fatto una vita bellissima e piena di responsabilità, vivendo in castelli e spostandosi a volte in carrozza", ha scritto Alessandro Gassmann su Twitter, commentando la fine di Elisabetta II. E ha concluso: “Mi dispiace per la sua morte, come mi dispiace per la morte di chiunque".

Naturalmente l’attore ha le sue personali opinioni e nessuno intende censurare le opinioni altrui. Anche, nella fattispecie, quell’accenno demagogico ai castelli e alle carrozze. Anche quel puntiglioso equiparare la morte di un personaggio storico e “la morte di chiunque”.

In altri tempi, Gassmann avrebbe espresso i suoi umori velenosi chiacchierando in famiglia, discutendo con i colleghi, polemizzando con gli amici davanti a un aperitivo. O non li avrebbe espressi affatto, per mancanza di interlocutori interessati ad ascoltarlo.

Ma questo è il mondo dei social, l’inesauribile vetrina del proprio ego, il teatro popolare dove tutti sono primedonne, tutti severi commentatori, tutti fustigatori di costumi, tutti polemici arrabbiati rissosi attaccabrighe. Un mondo umorale, autoreferenziale, fittizio e però democratico: ciascuno può usare quella vetrina, ciascuno può fare la raccolta dei like.

Col suo tweet, Gassmann ha acceso una piccola diatriba pubblica, ha intascato la risposta di Vittorio Sgarbi, ha conquistato un trafiletto sui giornali. Pubblicità a costo zero per un personaggio che forse teme di essere “chiunque”.