Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Un pacifismo ambiguo

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Chi può negare il valore della pace? Per la pace grandi folle scesero in piazza, nelle città europee, alla vigilia della Grande Guerra e poi della seconda guerra mondiale.

E tuttavia il pacifismo è fenomeno controverso. Per i suoi effetti talvolta opinabili. Nel 1938 la spinta pacifista portò le democrazie europee a piegarsi ai diktat di Hitler, convincendolo che era il momento di attaccarle. E fu guerra. Ma, soprattutto, le paure dei popoli sono state spesso strumentalizzate in chiave politica. L’Unione Sovietica si è lungamente appropriata della bandiera della pace mondiale proprio mentre combatteva una strenua guerra (fredda) contro l’Occidente. Nel secondo Novecento, generazioni di comunisti hanno riempito le piazze europee chiedendo la pace. Ma sempre agli Usa, mai all’Urss.

Oggi l’Italia è il primo paese dove sembra emergere un movimento per la pace. Giuseppe Conte ha lanciato l’idea di una grande manifestazione. E a Conte guardano con favore le Acli, l’Arci, l’Anpi, i cattolici di Avvenire, la Comunità di Sant’Egidio, e poi la Cgil, la sinistra, gli ambientalisti. Un segmento di opinione vasto e influente.

Anche in questo caso, tuttavia, la pace non è materia neutra. Né sarà neutra la progettata manifestazione. Al contrario, veicolerà un preciso giudizio politico. Dovrà schierarsi - ha detto Conte - contro “l’ossessione di una ipotetica vittoria militare sulla Russia”, ovvero contro “la strategia anglo-americana”. Sarà cioè (ancora una volta) una piazza anti-occidentale e anti-atlantica. E da qui a essere una piazza filo-putiniana il passo è breve.