Una città divisa in tribù

di

Nelle ultime settimane chi più ,chi meno ha avuto maggior tempo a disposizione. Per viaggiare, riposare ,fare sport o magari un giusto mix, in base alle singole situazioni. Credo che chiunque abbia un ruolo o voglia dare una mano a questa Città abbia impiegato parte del suo tempo a” pensare cosa fare da Napoli e per Napoli”, prendendo spunto anche dagli interventi su Nagorà (in particolare quelli del Rettore e Presidente della CRUI e del Prof. Gennaro Biondi). Ci provo anche io: breve premessa e proposta.

Le analisi sui limiti della classe dirigente di Napoli, si intrecciano tra storia secolare e cronaca quotidiana. Pertanto non mi soffermerò su tematiche ampiamente note ed acquisite alla conoscenza comune.

Vorrei invece soffermarmi su ciò che la borghesia produttiva e professionale ha non solo il potere ma,ritengo,il dovere di fare. Preciso subito che tutto ciò che segue l’ho vissuto e lo vivo ; sono , però, da tempo convinto della necessità di cambiamenti non più rinviabili e vorrei contribuirvi con qualche idea ma anche con azioni concrete.

Penso ad uno sforzo straordinario per la Città e dunque per territori geografici , culturali ed economici ben più vasti.

Questo sforzo comporta la rinunzia alle pratiche di lotta distruttiva che caratterizzano le 7 o 8 Tribù cui si può ricondurre il sistema della borghesia produttiva e professionale . Naturalmente ogni Tribù ha un suo Capo-Tribù che a sua volta ha propri proseliti e propri orientamenti politico-istituzionali.

La domanda è: perché molte persone dotate di grandi capacità, intelligenza, spirito imprenditoriale quando sono in giro per il mondo mietono successi straordinari e quando sono a Napoli diventano Capi-Tribù seguendo ,certamente inconsapevolmente, logiche distruttive? Perché quando sono nei propri contesti in Italia ed all’Estero usano il telescopio della visione globale e quando rientrano nella vita pubblica e sociale a Napoli si aggrappano al loro microscopio personale? Le risposte ci sono ma riguardano sociologi, storici, filosofi e psicologi.

Veniamo alla proposta. Nel marasma generale che attanaglia l’Italia ed il mondo intero abbiamo qui 4/5 anni di stabilità dei Governi Locali. Quello Regionale fa quello che può, anche con risultati apprezzabili, ma che alla lunga saranno insufficienti senza una mobilitazione più generale..

Quello della Città Metropolitana fa quello che vuole con una visione ribellista ed antagonista che ha portato voti ma ,sulla base dell’esperienza e dei primi passi di questa seconda Consiliatura, è da dimostrare che porti sviluppo ( a parte la ripresa del Turismo Antropologico).Ovviamente spero di sbagliarmi.

In tale contesto la Borghesia produttiva e professionale deve venire fuori. Le Tribù ed in primis i loro Capi stipulino una moratoria per i prossimi 4/5 anni e mettano mano a quella “Rivoluzione della Borghesia” che rappresenta da sempre uno dei principali tasselli mancanti per il progresso sociale e civile del nostro territorio. Una Borghesia più coesa e responsabile può aggregare altre forze produttive, della Cultura,delle Arti,alzando il Brand e la Reputazione di Napoli Città Vivibile ed Accogliente. Oggi purtroppo non è così. Basta aver girato in queste settimane semi-festive il territorio per rendersi conto delle degrado umano e strutturale, indegno di una Città che ,anche recentemente, ha avuto alcuni importanti riconoscimenti ed “affidavit”.

Che cosa può unire i Capi Tribù ,i loro simpatizzanti e i tanti delusi?

Il progetto di aiutare giovani meritevoli e competenti a costituire la nuova classe dirigente di Napoli per i prossimi 20 -30 anni facendosi via via da parte.

In sostanza: recuperare tanti anni persi in piccoli e grandi schiamazzi e provare a riuscire lì dove finora abbiamo fallito.