Nemo propheta in patria

Vincerà chi vincerà, ma di certo non sarà Mario Draghi, colui che aveva organizzato una mastodontica campagna vaccinale, che aveva costruito un’ambiziosa strategia di riforme e sviluppo (Pnrr), che aveva osato mettere in forse le insensate e costosissime politiche dei populisti (Rdc, Superbonus, pensioni), che era diventato l’anima dell’appoggio europeo alla resistenza ucraina.

E non vincerà, Draghi, non solo perché non si è presentato alle elezioni. Non vincerà perché un vastissimo arco parlamentare, dopo essere stato costretto a dargli la fiducia nel febbraio 2021, in seguito ha fatto di tutto per affossarlo. Prima gli è stato negato il Quirinale, dicendo che era indispensabile restasse al governo. Poi è stato messo in crisi come governo, perchè Conte e Salvini dovevano recuperare un pò di voti facendo l’opposizione. Nel frattempo, per tutti quei diciannove mesi di governo, gli stessi partiti della maggioranza non hanno mai smesso di mettergli i bastoni tra le ruote per i propri interessi di bottega.

Ora la parola torna al popolo. Governerà chi ne avrà i suffragi. Giusto così. Ma intanto le opinioni pubbliche e le diplomazie del mondo intero (magari rallegrandosene) continuano a non capire come sia possibile che l’Italia abbia gettato al vento un’esperienza così efficace, rigorosa, autorevole. Così poco italiana.