Quegli amici di Putin

E’ stato bello sentire Zelensky che, davanti al Consiglio Europeo, ringraziava il nostro paese. “Grazie per il tuo sostegno, Italia!”, ha detto. Ed effettivamente governo e parlamento sono stati esemplari. Hanno affrontato il problema dei profughi, hanno supportato le sanzioni, hanno deciso l’invio di armi alla resistenza.

Non era affatto ovvio. Storicamente, la diplomazia e le imprese italiane hanno avuto intensi rapporti con l’Urss (auspice il Pci) e poi con la Russia. E negli ultimi anni i maggiori partiti hanno intessuto strette relazioni politiche con il regime russo, progetti finanziari con la nomenklatura putiniana, amicizie personali con l’autocrate. Si pensi a Berlusconi, Conte, Salvini, Di Maio. Un ampio spettro politico - compresa Giorgia Meloni - ha mostrato consonanze significative verso la “democratura” illiberale e anti-occidentale di Mosca.

Certo, oggi il paese è schierato senza se e senza ma con l’Ue, con la Nato, con gli Stati Uniti. Ma oggi c’è la guerra. E c’è Draghi. Cosa succederà, tra un anno, con le elezioni? Vinceranno gli europeisti, gli atlantisti, gli occidentalisti o vinceranno gli amici di Putin?