A quando il Sindaco della Città Metropolitana?

di

L'approssimarsi delle elezioni comunali a Napoli dovrebbe porre al centro del dibattito alcune tematiche fondamentali per il futuro della città ormai declassata nelle classifiche europee oltre il 20° posto tra quelle "in declino". In particolare la costruzione della Città Metropolitana sembra interessare esclusivamente alcuni ambienti accademici e ristretti club della società civile mentre il mondo politico appare più attento alla definizione del numero delle liste a sostegno dei potenziali candidati a Sindaco o alla spartizione delle quote di candidati tra "correnti" all'interno dei singoli partiti, il tutto in una visione localistica finalizzata a piccoli interessi anche di tipo personale o familiare. Eppure la dimensione metropolitana rappresenta forse l'ultima opportunità per indirizzare lo sviluppo della città verso un nuovo modello di sviluppo di tipo policentrico ed il suo possibile riposizionamento sullo scacchiere europeo e globale alla luce dei grandi cambiamenti imposto in maniera irreversibile dalla "peste del XXI secolo".

E' forse utile ripercorrere rapidamente le tappe relative all'applicazione della Legge dell'aprile 2014 (la cosiddetta "legge Delrio") che istituiva le Città Metropolitane con l'obiettivo di ripensare in maniera organica e governabile lo sviluppo del territorio metropolitano definito dai tumultuosi e spontanei processi economici e sociali prodottisi negli ultimi decenni. L'anno successivo (giugno 2015) viene approvato lo Statuto della Città Metropolitana di Napoli che, in ossequio al dettato legislativo, prevede la definizione delle "aree omogenee" all'interno del (defunto?) Ente Provinciale che insieme alla scomposizione in più "comuni" del capoluogo rappresentano le condizioni per poter procedere all'elezione diretta del Sindaco Metropolitano. Inoltre lo Statuto prevede la creazione di un "Piano Strategico" triennale per la pianificazione territoriale, comprese le reti di comunicazione e le altre infrastrutture materiali ed immateriali.  Solo tra novembre del 2018 e febbraio 2019 sono state individuate le relative linee guida per l'identificazione delle nuove realtà territoriali e per la costruzione del Piano Strategico.

 Al di là di una serie di osservazioni sulla definizione delle "aree omogenee" e di riserve sulla perimetrazione dei "comuni" nello spazio cittadino oltre che sul metodo di costruzione del Piano Strategico che OMEN ha già avuto modo di segnalare all'opinione pubblica ed in sede del "Forum metropolitano" (organismo di confronto con le categorie economiche e sociali), resta un interrogativo pregiudiziale da porre all'attenzione dei candidati alle prossime elezioni. Si tratta dell'elezione diretta del Sindaco Metropolitano prevista nello Statuto delle maggiori città italiane (Roma capitale, Milano e Napoli). L'attuale situazione che fa coincidere la funzione di Sindaco di Napoli con quella di primo cittadino della Città Metropolitana risulta una ferita alla "democrazia rappresentativa" che in ossequio all'art.1 della Carta Costituzionale attribuisce al popolo di scegliere direttamente i propri rappresentanti. Non solo ma la mancata definizione del nuovo disegno istituzionale del territorio metropolitano non permette al Parlamento nazionale di approvare definitivamente il disegno di legge relativo all'elezione diretta del Sindaco delle città metropolitane.

I ritardi accumulati e l'alibi della pandemia probabilmente finiranno per iscrivere anche questa delicata materia nell'album delle grandi incompiute della storia di Napoli con la conseguenza di accentuarne il suo declino non solo sul piano economico e sociale, che è sotto gli occhi di tutti, ma anche su quello dell'etica politica. Di fatto rischiamo di prorogare ancora un’amministrazione metropolitana eletta da una ristretta minoranza (nell'ordine di un 12-15%) del potenziale elettorato attivo.

Saremo costretti forse a rimpiangere addirittura le vecchie Province.

Gennaro Biondi, presidente Osservatorio Metropolitano di Napoli