L’edilizia che prova a ripartire e la Politica che manca!

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Una Città è un “sistema complesso” composto da Persone, con i Loro bisogni, materiali ed immateriali, da soddisfare, e luoghi fisici.

La buona amministrazione di una Città è una cosa altrettanto complessa che può essere assicurata solo se convivono una pluralità di condizioni: amministratori bravi, appassionati e disinteressati, burocrazia efficiente, risorse finanziarie sufficienti.

Più aumenta la dimensione fisica e demografica di una città, più aumentano, in forma esponenziale e non lineare, le difficoltà per la sua amministrazione.

Napoli è, indubbiamente, fra le città d’Italia, una delle più difficili da amministrare, al pari di Roma o di Milano che, però, hanno una burocrazia efficiente, oltre che problematiche socio-economiche meno difficili da governare.

Una città da amministrare va regolata nelle sue funzioni principali, assistenza, formazione, sicurezza, trasporti, al fine di “organizzare la convivenza della Comunità” che è il fine della Politica.

Napoli trova difficoltà ad organizzarsi, mancando di ogni forma di programmazione sia socio-economica che fisica.

Il Piano Regolatore vigente, nel suo impianto principale, è ancora quello che fu approvato nel 1972 dal Ministero dei lavori pubblici (per la storia, l’ultimo approvato dallo Stato il 31 marzo 1972, prima del trasferimento delle competenze alle regioni).

Le modifiche introdotte, con le diverse versioni di varianti succedutesi in forma episodica, sono state “pezze”, a volte peggiorative, rispetto ad una pianificazione del territorio comunale assente e carente, pur raggiungendo l’obiettivo di fermare, con la variante generale, il consumo di suolo.

La stessa variante, però, dilatando a dismisura il centro storico, ha congelato e dissuaso ogni intervento di manutenzione straordinaria / riqualificazione / ristrutturazione, con la rigorosa ed asfissiante normativa vigente.

Ormai, a 17 anni dalla entrata in vigore della legge regionale che obbliga i comuni della Campania a dotarsi di Piano Urbanistico Comunale, Napoli è inadempiente anche rispetto alla legge regionale che dettava le scadenze per l’adozione e l’approvazione.

Quando si comincerà a mettere mano al piano (il preliminare approvato è una “furbata” per eludere il commissariamento da parte della Regione Campania), ci vorranno, almeno dai tre ai cinque anni per giungere all’approvazione.

Uno strumento urbanistico di una città complessa come Napoli non si definisce né in un mese né in un anno, particolarmente se si vuole rispettare una forma partecipata e coinvolgente dei Soggetti interessati – Cittadini, innanzitutto -.

Ancora di più, sarà importante misurare la dimensione comunale con quella della Città Metropolitana che avrebbe dovuto dettare linee di progettazioni urbanistiche su scala territoriale.

Fare carico ad un solo Soggetto istituzionale – il Sindaco della Città capoluogo –, preso da una frenetica e travolgente attività quotidiana, anche della pianificazione territoriale di area vasta corrispondente all’intero territorio della ex provincia di Napoli, certamente complica e allontana sempre più la speranza che per Napoli si rediga un progetto urbanistico che annulli l’edilizia spontanea o derogatoria, come quella assicurata da leggi speciali come il “piano casa“.

Napoli ed il Suo territorio, con urgenza, devono essere regolati e governati con un nuovo Piano Urbanistico Comunale!