Napoli: quattro domande per "l'anno che verrà"

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L'arrivo del nuovo anno a Napoli è stato accolto in tono minore dalla contenuta quantità di "botti"esplosi non solo per il divieto sindacale quanto piuttosto come espressione di due sentimenti - malinconia ed ansia - che appaiono diffusi nei diversi segmenti della sua stratificazione sociale e che restituiscono in maniera emblematica l'immagine di una città in "declino" rispetto alle altre grandi metropoli europee.

La malinconia si è manifestata in maniera evidente nella impossibilità per tanti di poter trascorrere le festività natalizie secondo la tradizione che prevede il ricongiungimento di tutti i membri familiari e degli amici soprattutto in questo periodo in cui la frammentazione della famiglia e dei legami la conseguenza dall'assenza dei giovani (e meno giovani) emigrati per studio o per lavoro. L'ansia è, invece, soprattutto di origine economica e sta tutta inscritta nei dati della disoccupazione, della crescita dei missing man e del disagio diffuso tra i giovani che operano nell'economia informale.

Ma per un fortuito incastro del destino (?) il 2021 ci lascia anche una speranza alquanto verosimile rappresentata dalla coincidenza di tre condizioni in grado di favorire una sostanziale svolta nella progettazione del futuro della città dopo la disastrosa amministrazione degli ultimi dieci anni: l'elezione plebiscitaria di un Sindaco "del fare", la probabile accessibilità ad ingenti risorse  contenute nel PNRR e la ritrovata sintonia tra istituzioni (Regione, Comune e mondo imprenditoriale) di cui abbiamo avuto una piacevole conferma nel recente convegno di Nagorà sulle prospettive di sviluppo di Napoli e della Campania.

Su questa base sembra utile porre a tutta la classe dirigente napoletana 4 domande che rappresentano in estrema sintesi l'approccio di Nagorà alla scomposizione e lettura in chiave propositiva della "complessità urbana" del capoluogo regionale e della sua vasta conurbazione.

1) Quale sarà il destino della Città Metropolitana di Napoli che ormai da circa otto anni resta una grande incompiuta sul piano del ridisegno istituzionale del territorio della ex provincia? Saranno attivate tutte le condizioni per giungere al funzionamento delle "aree omogenee" intercomunali e delle "unità amministrative" all'interno del perimetro urbano?  E di conseguenza ci sarà un effettivo impegno per accelerare la procedura di elezione diretta del Sindaco Metropolitano che rappresenta una delle massime espressioni della partecipazione democratica ai processi decisionali?

2) La rigenerazione urbana entrerà nella sua effettiva realizzazione? "...Dopo trent'anni nel segno della continuità la nuova amministrazione deve decidere se proseguire nella linea del maquillage, dell'effimero e del folcloristico o porsi i problemi delle periferie, dell'abitare dignitoso per tutti, del recupero delle aree verdi, in un ambiente che dia un senso alla "transizione ecologica"? (Riccardo Rosi).

3) E' possibile e come innovare il sistema economico metropolitano? La nuova geografia manifatturiera napoletana, nata dalla deindustrializzazione della fascia costiera, risulta definita da un policentrismo incardinato su una serie di piccoli distretti produttivi anche a forte specializzazione. Ma tale processo, avvenuto in maniera spontanea, ha creato una forte concorrenza nell'uso degli spazi urbani tra diverse funzioni spesso incompatibili fra di loro. Di conseguenza la mobilità degli uomini e delle merci si scontra sempre più con una serie di diseconomie ambientali che concorrono ad alimentare un maggior costo (nell'ordine di un 20%) nell'investimento economico rispetto al resto del Paese. Appare dunque urgente un articolato piano della mobilità per interconnettere i poli della produzione con quelli dei servizi e con i quartieri residenziali. In sostanza il nuovo modo di produrre richiede un approccio non più limitato alle esigenze delle singole unità manifatturiere ma attenzione al benessere complessivo delle comunità locali. Solo in questo modo si potrà incrementare la produzione di valore a scala locale con ricadute sullo sviluppo economico e sull'inclusione sociale.

4) Il lavoro conserverà la sua centralità negli stili di vita delle persone? In tutto il mondo è in atto un ripensamento del suo peso nella vita quotidiana, seppure in modi e livelli di intensità a scala locale. Nella nostra realtà, dove i segni di una modernizzazione "precaria" appaiono piuttosto evidenti, è urgente avviare un processo che freni la disarticolazione e precarizzazione del mondo del lavoro che a catena si ripercuote sugli stili di vita, sulla coesione sociale, sulle prospettive demografiche.

Dalle risposte a tali domande dipende il futuro della Città Metropolitana di Napoli nel suo complesso. Resteremo solo romantici guardiani (come nobili decaduti) della "grande bellezza" raccontata in maniera più o meno eccellente dai recenti servizi televisivi o piuttosto saremo protagonisti di un futuro che restituirà a Napoli la sua dignità nel nuovo mondo in costruzione?