Carlo De Luca

Controvento
di Carlo De Luca, presidente InArch Campania

Archistar®

di

È di pochi giorni fa la notizia di un sindaco che, per la realizzazione di un‘opera nella sua città, comunicava pubblicamente la volontà di ricorrere a un’archistar, come garanzia indiscussa di qualità dell’intervento. Non tanto dunque l’obiettivo dichiarato di realizzare un intervento di qualità per un’opera pubblica, quanto piuttosto la convinzione che ciò si possa perseguire esclusivamente attraverso la scelta di una cosiddetta archistar, naturalmente di livello internazionale. Il termine archistar, oggi ampiamente diffuso nel nostro paese, viene inventato con molta fortuna circa venti anni fa da due ricercatrici italiane (Gabriella Lo Ricco e Silvia Micheli) che, nel loro libro dal titolo: Lo spettacolo dell’architettura. Il profilo dell’archistar, coniano il termine, acquistandone addirittura il diritto di riproduzione ogni qual volta venga utilizzato. Nell’ambito della cultura architettonica contemporanea, l’archistar è un architetto di grande successo, in qualche modo paragonabile alle star del cinema americano o alle rockstar del mondo della musica, con analogie inquietanti. Le archistar sono gli architetti “mediatici” della contemporaneità, dove conta l’immagine, la comunicazione, la visibilità e un’attenta attività di marketing per raggiungere un consolidato livello di notorietà.

Basta ad esempio donare progetti nei momenti giusti, ancora meglio se con riferimenti banali (una primula, ad esempio…); rilasciare periodicamente interviste per indicare dove sta andando l’architettura italiana o proporre formule semplici per problemi complessi, come ricostruire le aree colpite dai terremoti o mettere in sicurezza tutto il patrimonio edilizio del paese o, ancora, (troppo) facili ricette per recuperare le periferie degradate delle nostre città. Se esiste l’archistar, esiste, evidentemente, lo star system architettonico che lo contiene. Un gruppo ristretto di poche decine di nomi che si muovono sulla scena internazionale, mettendo a segno incarichi prestigiosi in tutto il mondo, in una sorta di rotazione ristretta. E che sono evidentemente refrattari a qualunque meccanismo regolatore e di competizione aperta che possa in qualche modo limitare la loro azione di autopromozione e di cura scrupolosa dell’immagine. Ma archistar non si nasce, si diventa. A volte per caso. Si comincia come giovani e promettenti progettisti, magari con la vittoria di un importante concorso internazionale e la conseguente realizzazione dell’opera che riesce a diventare icona della modernità. Da lì si apre un mondo di opportunità e grandi interventi realizzati un po' in tutto il mondo e a un certo punto ci si accorge di essere diventati un’archistar. E se arriva anche il Pritzker Prize, il premio Nobel degli architetti, allora il gioco è fatto e non si torna indietro. Non ne parliamo se, per caso, si diventa senatori a vita, si potrebbe addirittura avere l’opportunità di promuovere una legge sull’architettura che questo paese aspetta da sempre. Ma no, questo poi sarebbe troppo.

Poi esiste un altro mondo, quello di tutti gli altri che sono la maggior parte e che vorrebbero avere la possibilità di progettare e realizzare le loro opere, come accade dappertutto nel mondo, senza essere archistar. Dove le opere si realizzano prevalentemente attraverso concorsi di progettazione e il confronto è tra progetti e non tra progettisti. Dove i concorsi che si bandiscono sono molti e molte sono le opportunità. Dove possono anche esistere le archistar, ma non sono alternative ad un sistema di governo delle trasformazioni che esprime una presenza diffusa di architettura contemporanea, alle diverse scale. E dove nessuno si sogna di donare progetti. È un altro mondo possibile, di chi crede nella necessità della competizione pubblica e trasparente, una sorta di partecipazione competente, che mette a confronto più proposte e sceglie quella ritenuta migliore, per arrivare infine alla realizzazione dell’opera. Un meccanismo virtuoso che, tra l’altro, consente la formazione e la crescita dei giovani progettisti e di una cultura architettonica diffusa.   

Da qualche giorno la Regione Campania ha pubblicato un avviso pubblico per la concessione di contributi per la promozione della qualità dell’architettura che, tra l’altro, assegna risorse per la realizzazione di concorsi di progettazione ai Comuni campani che ne faranno domanda, per promuovere la qualità degli interventi, così come contenuto nella Legge 19 del 2019, sulla promozione della qualità dell’architettura. È la prima volta che in Campania si assegnano risorse per realizzare Concorsi di Progettazione, definendo Comuni Virtuosi quei Comuni della Campania che adotteranno procedure di qualità per realizzare interventi sui loro territori e probabilmente è la prima iniziativa di questo genere che si attua sul panorama nazionale. È importante che, su queste scelte strategiche ci sia una condivisione quanto più allargata possibile per arrivare, attraverso interventi di qualità, a migliorare la qualità di vita dei cittadini. È un mondo senza archistar, ma è un mondo migliore!