Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Dietro la guerra tra Elly Schlein e Matteo Renzi

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Le reazioni ostili di Elly Schlein alla performance (altrettanto poco amichevole) di Matteo Renzi alla festa di Atreju non fanno parte soltanto di un dibattito politico che assomiglia talvolta a uno stanco gioco di ruolo, buoni vs cattivi, antifascisti vs fascistoidi, ecc. Dietro c’è qualcosa di molto più importante.

Dopotutto, malgrado i suoi errori politici, Renzi è stato un segretario del Pd, un premier non certo dei peggiori, il regista di una legislazione sui diritti molto vicina all’ispirazione di Schlein. E ha proposto una riforma costituzionale che, pur con ogni limite, costituisce anch’essa un obiettivo del Pd. Perché allora questa guerra senza quartiere? Perché mai Renzi è diventato e rimane la bestia nera della sinistra italiana, sebbene la sua forza politica appaia ormai assai modesta?

La risposta è che Renzi - la sua estrazione ideologica, la sua vittoria alle primarie su Bersani, la strategia della “rottamazione”, poi la fuoruscita dal partito e infine il tentativo di costruire un “centro” - rappresenta in modo impietoso il fallimento del Pd, e cioè di un progetto che intendeva fondere la sinistra di estrazione comunista e la sinistra di estrazione cattolica, ovvero due culture politiche e due partiti che avevano avuto storie tortuose durante la prima Repubblica. Storie che si riassumono in categorie come “bipartitismo imperfetto”, “compromesso storico”, “consociativismo”, le quali rappresentano la patologia stessa della democrazia rappresentativa italiana.

Il Pd nacque come un ircocervo e diventò presto, più che una proposta politica maggioritaria, l’arena del confronto (conflittuale) tra gruppi dirigenti ex-Pci ed ex-Dc. Renzi è diventato il simbolo di questo fallimento. Ma il problema è l’ircocervo, non Renzi.