Ferrante: «Napoli capitale dello sport anche nelle periferie»

L'assessore comunale allo Sport: «Al lavoro per riaprire gli impianti abbandonati. Entro il 2026, una palestra in ogni quartiere. Il Mario Argento? Un grande cruccio, per rifarlo servono 50 milioni»

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L'entusiasmo contiene una promessa che garantisce, se non i risultati, di sicuro l'impegno. «Se per il 2026 riusciremo a recuperare i ritardi? Assolutamente sì: finora abbiamo fatto tanto, rimettendo in moto una macchina ferma da troppo tempo», risponde con parole che hanno il sapore di un fattivo ottimismo Emanuela Ferrante, avvocato con un passato nei Cinque stelle e un presente da dirigente all'Agenzia delle Entrate e da assessore al Comune di Napoli. Il lavoro da fare, però, è tanto.

È lei, da due anni titolare della delega allo Sport (oltre che di quella alle Pari opportunità) nella giunta Manfredi, a tratteggiare la geografia di un disarmo che soprattutto nella città marginale attende di essere riscattato. Dal PalaDennerlein, cannibalizzato dai vandali a Barra, alle piscine chiuse a Poggioreale, Ponticelli, Scampia e Secondigliano, l'assessore passa in rassegna una penosa scia di abbandoni, sprechi e scommesse appassite nel degrado. Una galleria degli errori, degli orrori e dei dolori il cui capofila risponde al nome di Mario Argento. Del palazzetto di Fuorigrotta, chiuso nel 1998 e poi sventrato, non resta che lo scheletro. Nell'attesa che qualcuno arrivasse da cielo in terra a miracol mostrare, a poche decine di metri fu costruito il PalaBarbuto, che avrebbe dovuto raccoglierne l'eredità solo temporaneamente. Un avverbio che a certe latitudini muta pericolosamente forma, poiché quello che è provvisorio sa farsi silenziosamente (e drammaticamente) definitivo. La sciagurata metamorfosi si è compiuta anche stavolta, e quel cantiere è diventato un cratere.

Insomma, cinque anni dopo l'Universiade un altro evento mette Napoli al centro del panorama sportivo internazionale. Le sfide sul tavolo sono impegnative sul piano degli impianti, dell'organizzazione, della promozione, dell'accoglienza, dei servizi. Ma Napoli Capitale dello Sport 2026 è anche una grande occasione per recuperare, con l'aiuto decisivo dei fondi del Pnrr, un patrimonio di strutture sportive da restituire ai giovani dei quartieri dove il disagio sociale è più profondo. Il Comune, assicura Ferrante, quelle sfide è pronto a raccoglierle.

Assessore, nel 2026 Napoli tornerà protagonista sul proscenio internazionale. Che cosa dobbiamo aspettarci da questa esperienza?

«È un'importante opportunità per promuovere lo sport, ma soprattutto la cultura dello sport, a Napoli. Abbiamo la necessità di far capire l'importanza sociale dello sport, e attraverso questa esperienza ci auguriamo di attrarre investimenti pubblici e privati da destinare alla riqualificazione di alcuni impianti sportivi. Un supporto economico per valorizzare il patrimonio esistente ci è stato garantito, per ora informalmente, anche dal ministro dello Sport Abodi. Un'altra conseguenza importante di questo evento è che sotto il brand "Verso Napoli capitale sport 2026" avvieremo già da quest'anno attività di formazione, convegni, Interventi di ristrutturazione... Ci aspettiamo un ritorno economico, turistico e di immagine per la città. Già dalle prossime settimane abbiamo in programma importanti eventi: a febbraio avremo sia la half marathon, appuntamento di caratura internazionale con circa 6.000 partecipanti da tutta Europa, che gli Europei di scherma per le categorie Cadetti e Giovani. Ad aprile, invece, arriveranno i campionati nazionali juniores di judo, e proprio per il 2026 ci siamo guadagnati i Mondiali di vela d'altura. Naturalmente, nei prossimi due anni ne verranno altri».

A questo proposito, avete intrapreso un dialogo con le Federazioni e il Coni sulla programmazione degli eventi?

«Sì, tra poco inoltrerò alle federazioni una richiesta per conoscere tutti gli eventi previsti da qui al 2026: vogliamo capire come strutturarle e organizzarle e soprattutto quali possiamo sostenere e co-organizzare. Se ce ne saranno tante, come è successo nel 2023, dovremo anche fare una valutazione e una selezione. Abbiamo deciso di lavorare tutti insieme di concerto... Il 29 dicembre c'è stato un primo incontro con il Coni, le federazioni stesse e le associazioni nel quale ci siamo dati delle indicazioni di massima e abbiamo deciso di lavorare in sinergia per programmare e realizzare tutti gli eventi che verranno da qui al 2026».

Sarà importante anche la sinergia con Regione, Città metropolitana e gli altri comuni metropolitani. 

«Certo. Vogliamo lavorare in accordo anche con la Regione, con cui sono iniziate le interlocuzioni, e la Città metropolitana, con cui stiamo preparando un protocollo di intesa funzionale all'evento del 2026, quando immaginiamo che alcuni eventi si possano sviluppare anche in altri comuni dell'area metropolitana di Napoli. Abbiamo elaborato una bozza di protocollo di intesa: vorremmo che i Comuni ci proponessero attività e iniziative sul loro territorio per estendere quest'esperienza e fare in modo che sia Napoli come città metropolitana capitale dello sport. Ad esempio, potremmo fare tappa a Caivano, se riusciremo a ripristinare l'impianto sportivo Delphinia, e ad Afragola, dove c'è una realtà di rugby dal valore sociale significativo».

Programmare significa armonizzare i singoli appuntamenti in un calendario organico, evitando sovrapposizioni.

«Sì, dobbiamo scadenzare gli eventi, sarebbe un peccato averne in programma due di caratura nazionale. L'idea è quella di avere ogni mese un grande evento da ospitare al PalaVesuvio, dove si terranno i prossimi campionati di scherma e judo. La struttura di via Argine, ristrutturata dopo l'Universiade, è stata abbandonata a sé stessa per mancanza di fondi. Noi abbiamo fatto costruire intorno nuovi campi di padel, basket, pattinaggio e pallavolo, che sono in via di affidamento, e tre palestre».

Se si parla del PalaVesuvio, però, il pensiero non può non correre al Mario Argento, le cui ceneri languono da decenni proprio lì di fronte.

«Il Mario Argento è un tasto dolente, il fatto di non aver potuto ancora fare niente di concreto è un grande cruccio per tutti noi. Il sindaco sta ragionando sulla possibilità di inserirlo nella seconda tranche di immobili Invimit (società di gestione del risparmio partecipata al 100% dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, ndr) per il piano di valorizzazione del patrimonio immobiliare del Comune. Un mese fa c'è stata la prima cessione dietro valutazione, con Giovanna Della Posta (amministratore delegato di Invimit e napoletana, ndr) si sta immaginando un'ipotesi del genere. L'alternativa è un investimento privato o un partenariato pubblico-privato: servono almeno 50 milioni. Il mio sogno sarebbe avere un progetto concreto per il 2026, ma di questo bisognerebbe investire anche il governo. Non è possibile che Napoli non abbia un palazzetto, mentre altre grandi città italiane ne hanno anche due, tre o quattro».

Napoli ha superato l'altra città candidata, Saragozza, con un dossier incentrato sullo sport come strumento di inclusione, ma gli spazi per i giovani sono pochi e spesso di qualità scadente. Quali sono i progetti dell'amministrazione per gli impianti sportivi comunali chiusi o decadenti?

«Questa amministrazione ha stanziato 700.000 euro per le manutenzioni degli impianti sportivi comunali e, nel 2023, 2 milioni per le manutenzioni ordinarie e straordinarie. Ci auguriamo che nel 2024 riusciremo ad avere una dotazione finanziaria ancora maggiore. Dopo aver fatto un monitoraggio su tutte le strutture, abbiamo cominciato a programmare tutti gli interventi necessari, a cominciare dalle manutenzioni ordinarie, che non si facevano da tempo per mancanza di fondi. Oggi mettiamo in bilancio ogni anno delle somme per le manutenzioni ordinarie. Avendo centrato tutti e due gli obiettivi del Pnrr, abbiamo ottenuto per intero il finanziamento di 11 milioni: grazie a questi fondi, costruiremo a Piscinola, in via Campagnola, un nuovo complesso polifunzionale dove ci saranno impianti per il padel, la scherma e l'arrampicata, per un valore di 6,5 milioni. L'altra parte del finanziamento Pnrr 2022, 4,5 milioni, è destinata agli interventi di rifacimento della piscina Prota Giurleo di Ponticelli, che è stata chiusa durante l'emergenza Covid e non è stata più riaperta. Accanto sorgerà una piccola cittadella dello sport all'aperto con campetti polifunzionali. Per entrambi gli interventi, che riguardano due aree sofferenti della città, si sta completando la progettazione. Vogliamo ricominciare dalle periferie, che hanno particolare bisogno di spazi per lo sport. A questo proposito, c'è un'altra buona notizia: entro un paio di settimane, grazie a 4 milioni della prima tranche del Pnrr che ci volevano scippare, apriranno i cantieri per la piscina Galante di Scampia. Restando nei quartieri ai margini del centro cittadino, ci sono i tre stadi Caduti di Brema a Barra, dove rifaremo la tribuna e implementeremo altre attività sportive con tennis, padel, basket, pallavolo e calcio a 5, l'Ascarelli a Ponticelli e a San Pietro a Patierno dove abbiamo realizzato interventi di manutenzione ordinaria su illuminazione e impianti. Infine, ci sono gli interventi alle altre piscine. Oltre alla Galante e alla Prota Giurleo, ci sono gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria alla Scandone, che diventerà un centro federale con l'Acquachiara al Frullone, la Poerio a corso Vittorio Emanuele e la Nestore a Piscinola: anche queste beneficeranno di interventi di ristrutturazione. Dopo anni, abbiamo sistemato al livello amministrativo alcune situazioni irregolari aperte da tantissimo tempo. Abbiamo chiuso con una transazione la causa tra Coni, Comune di Napoli e federazioni che andava avanti da anni e costringeva tante associazioni sportive ad occupare senza titolo gli impianti. Ora sono rientrati tutti nell'accordo con la Fin».

Ci sono poi casi scabrosi come quello del PalaDennerlein di via delle Repubbliche marinare, ristrutturato nel 2019 in vista dell'Universiade con 1,5 milioni (ma lo stanziamento era di 3,6 milioni) e poi abbandonato e vandalizzato.

«Nel PalaDennerlein abbiamo il palazzetto, attualmente oggetto di residui lavori dell'Arus per l'Universiade e tra qualche mese sarà pronto. Dentro c'è una palestra con piccoli spalti destinata a pallavolo e pallacanestro: finiti i lavori, la daremo in affidamento. Ci auguriamo con i fondi residui riusciremo a recuperare anche la piscina. Restano fuori, purtroppo, quella di corso Secondigliano e la Bulgarelli di Poggioreale, per le quali c'è bisogno di fondi importanti che è difficile mettere a bilancio: per la prima servono più o meno 4 milioni, per l'altra circa 2,5. Nel corso dei decenni sono stati effettuati solo pochi interventi di manutenzione ordinaria, e in entrambe le strutture sono crollate le coperture, per cui siamo stati costretti a chiuderle. Siamo in trattativa con l'Istituto per il credito sportivo per ottenere un mutuo, ma saremmo contenti se riuscissimo a realizzare project financing o partenariati con privati. Per il Palastadera, un impianto di 4 piani ciascuno dei quali dedicato ad una disciplina, c'è bisogno di lavori per circa 3,5 milioni di euro. Abbiamo fatto tre bandi che sono andati tutti deserti. Qualche giorno fa ci è stato manifestato l'interesse da parte di un privato: attendiamo i pareri degli uffici sul progetto che sarà presentato».

Nelle vostre intenzioni, però, c'è anche la promozione dello sport di quartiere.

«Sì, io e il sindaco vorremmo rifare dei campetti nelle varie municipalità: almeno uno per quartiere e anche le palestre scolastiche. Questo farà la differenza in vista di Napoli Capitale dello sport 2026. L'intento è quello di consentire a tutti, anche nelle piccole realtà, di fare sport. Piuttosto che fare un grande intervento, ne facciamo tanti più piccoli per fare in modo che tutti i ragazzi siano messi nella possibilità di fare sport».

Guardando anche oltre questo appuntamento, nel suo ruolo di assessore allo Sport, quali obiettivi si è prefissata?

«L'obiettivo è quello di consolidare a Napoli una cultura sportiva la cui mancanza è stata molto deleteria per i nostri ragazzi. Ci siamo convinti del fatto che attraverso un'educazione allo sport e grazie allo sport di prossimità potremmo combattere la dispersione scolastica. Lo sport può diventare uno strumento di politica sociale in grado di determinare una svolta importante, in quanto veicola valori come inclusione, rispetto delle regole e dell'avversario, impegno per il raggiungimento degli obiettivi, senso della squadra, consapevolezza di sé. Per certi versi, si tratta di una modalità più diretta e più efficace rispetto alla scuola, che è accolta dai ragazzi in modo più positivo. Lo sport ti fa emozionare e divertire, ti mette in relazione con altre persone, ti consente di liberare energie e cura la salute psicofisica. Ecco, questa è l'eredità che mi auguro di poter lasciare quando andrò via».

Perché Napoli ha vinto?

«I commissari Aces hanno premiato sicuramente le buone intenzioni, ma in particolare hanno apprezzato la grande tradizione sportiva partenopea, con i campioni napoletani che hanno fatto la storia dello sport in varie discipline, e la presenza di tante realtà sportive che per anni sono andate avanti senza il supporto delle istituzioni. Hanno vinto soprattutto loro. E poi ai commissari è piaciuto il fatto che avessimo tante strutture adibite ad attività differenti e la funzione educativa e sociale che vogliamo dare allo sport per recuperare i nostri ragazzi. Io sento una grande responsabilità nei confronti dei cittadini napoletani: fino a quando sarò qui, mi impegnerò perché questi obiettivi vengano centrati».

Quanto ha pesato nella scelta il boom turistico?

«Napoli va di moda, questo è sicuro. I commissari sono arrivati ad ottobre, quando c'era l'onda lunga dell'estate e della vittoria dello scudetto. Sono rimasti incantati dallo stadio Maradona e dai vari addobbi. Ma è vero anche il contrario: l'ATP di tennis, il Giro d'Italia, Deejay Ten hanno portato tante persone da fuori. Il connubio tra sport e turismo è un'altra leva su cui lavorare in vista del 2026».

Quanto può valere questa designazione sul piano del ritorno economico?

«Non ha un preciso e determinato valore economico. È piuttosto una designazione che aspira ad attrarre sponsor ed investimenti, che andremo a cercare, e un supporto da parte di governo e Regione, oltre che un motivo per puntare ad avere più fondi stanziati nel bilancio comunale. Inoltre, Napoli Capitale Europea dello Sport dovrebbe aiutarci ad accedere a finanziamenti europei».

Un anno e mezzo basterà per recuperare i ritardi?

«Assolutamente sì. In due anni abbiamo fatto tanto, rimettendo in moto una macchina ferma da troppo tempo. Abbiamo sistemato il 90 per cento delle situazioni al livello amministrativo, fatto tutte le gare che si dovevano fare, abbiamo vinto i progetti Pnrr e li dovremo portare a termine, abbiamo speso tutti i soldi in bilancio per le manutenzioni. Certamente non arriveremo al 2026 come la capitale dello sport perfetta, ma con tanti traguardi raggiunti».