Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Il fallimento del pacifismo europeo

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Sebbene proprio dal Vecchio Continente siano partiti i più grandi massacri della storia, gli europei hanno una lunga tradizione pacifista.

Furono pacifisti, gli europei, all’approssimarsi della Grande Guerra. Nel 1911 una manifestazione portò in piazza 250 000 berlinesi. Tre anni dopo, si schierarono contro la guerra i maggiori partiti, dai cattolici ai socialisti, e poi i sindacati, la finanza, la stampa più autorevole. Per non dire delle masse contadine. Interventisti e nazionalisti erano minoranze. E furono tanto più pacifisti, data la memoria fresca del 1914-18, quando negli anni Trenta la tempesta si avvicinò nuovamente. Nel 1938, a Monaco, i governanti francesi e inglesi cercarono in ogni modo di evitare il conflitto, dando il via libera alla catastrofica avventura hitleriana, perchè erano pressati da opinioni pubbliche fortemente pacifiste.

Anche dopo il 1945, peraltro, i pacifisti hanno avuto una storia intensa. Assumendo tuttavia una connotazione sempre più ideologica. Antiamericana. Si mobilitarono perciò contro l’invasione statunitense del Vietnam, contro l’installazione di missili nucleari nell’Europa occidentale, contro gli interventi militari in Iugoslavia, Afghanistan, Iraq. E infine, oggi, contro la guerra in Ucraina (ma con il riconoscimento “realistico” delle ragioni di Putin) e contro la guerra di Gaza (ma addebitandola a Israele e al suo alleato statunitense).

Come che sia, il bilancio del fenomeno appare amaro. Storicamente, il pacifismo ha fallito. Nel primo Novecento, non riuscì a fermare i conflitti e spesso finì per avvantaggiare gli aggressori, legando le mani ai propri governi. Hitler lo apprezzò molto. Lo apprezzarono i comunisti sovietici e cinesi nel secondo Novecento. Lo apprezzano oggi Putin e l’Iran, Xi e Hamas.

Ma c’è un’altra e più profonda evidenza di quel fallimento. Osservato nel lungo periodo, il pacifismo ha contribuito non poco a disarmare l’Europa. Intorno al 1950, ispirato da personalità come Jean Monnet, Altiero Spinelli e Alcide De Gasperi, era emerso il progetto di un esercito comune del Continente. Non trovando un sufficiente consenso parlamentare, tuttavia, il progetto venne archiviato e l’Europa rimase perciò, per decenni, sotto la protezione militare americana. La quale, malgrado l’antiamericanismo dei pacifisti, le fu preziosa.

Oggi, tuttavia, di fronte alla deriva isolazionista degli Usa e all’aggressività antieuropea di Mosca e Teheran, il nodo si ripropone in modo drammatico. Forse è venuto il momento, per questo pezzo di mondo che è il più ricco e il più disarmato, di aprire gli occhi. Di difendersi. Ma cosa diranno i pacifisti?