Paolo Macry

Va pensiero
di Paolo Macry

Il microfono aperto di Nagorà

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Nagorà nacque nel 2015 come un forum privo di catene ideologiche, con un approccio pragmatico alle cose, interessato all’analisi prima che al giudizio. Ed è su queste premesse che ha chiamato a raccolta urbanisti, imprenditori, intellettuali delle più diverse “scuole di pensiero” e che al tempo stesso, fin dall’inizio, ha invitato l’opinione pubblica a intervenire nel dibattito, lasciando sempre “il microfono aperto”, dando spazio a ogni opinione, evitando ogni censura. Con quali risultati?

Da anni, gli studiosi della comunicazione ci spiegano come la Rete abbia attivato una nuova opinione pubblica, non più ispirata dai partiti e dalle culture politiche del Novecento, ma disintermediata, priva di filtri, priva (diciamo così) di un “moderatore”: una moltitudine di individui in grado di digitare liberamente su una tastiera - e di diffondere urbi et orbi con un click - giudizi e pregiudizi, competenze e incompetenze, fatti e fake news.

Una deriva pericolosa? Certo è che negli Usa, all’ombra del Primo emendamento e del “free speech”, gli studenti della prestigiosa Ivy League equiparano Hitler e Netanyahu e inneggiano alla cancellazione dello “Stato genocidario” di Israele. Ed è ormai moneta corrente la manipolazione delle opinioni pubbliche da parte degli attori globali privati e pubblici - da Big Tech al Cremlino - attraverso quella che si configura come una vera e propria guerra geopolitica della comunicazione telematica.

Anche “Va pensiero” ha ospitato - su Facebook - opinioni forti, parole di fuoco, polemiche divisive. Ad esempio, sul “borbonismo”, sulla “Casta”, sul Vaffa grillino, su Renzi l’eretico, sul pericolo fascista. E poi su Putin, Zelensky, il pogrom di Hamas, i bambini di Gaza, l’amata odiata America. Anche “Va pensiero” ha dato spazio a interventi violenti e faziosi come non se ne sarebbero mai visti quarant’anni fa, quando pure il Pci e la Dc se ne dicevano di tutti i colori.

E tutto questo però, sebbene assai insidioso sul piano politico, rivela pur sempre un intenso desiderio di partecipare al discorso pubblico da parte di grandi segmenti di popolazione. Rivela l’interesse insopprimibile di donne e uomini nei confronti di quanto accade intorno a loro, nel mondo vicino e lontano. Un’attitudine che sembra contraddire gli scienziati sociali e i commentatori, i quali continuano invece a sottolineare la crescente distanza dell’uomo della strada dalla politica. Qui il fenomeno appare l’opposto. E, certo, bisognerà trovare il modo di proteggere le opinioni pubbliche dalle manipolazioni dall’alto. Ma altrettanto certamente nessuno può pensare di decapitare quelle opinioni pubbliche, privandole della grande arena della Rete. Sarebbe come buttare via il bambino insieme all’acqua sporca.