Paolo Macry

La finestra
di Paolo Macry

Il ruggito del topo

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Whirpool minaccia la chiusura, 400 dipendenti sono a rischio. Si sussurra di una delocalizzazione. Ma nelle vicine Marche, non nell’Europa dell’est. Sarebbe la drammatica conferma che il territorio napoletano, con le sue profonde diseconomie, non attira gli investimenti industriali. Li respinge.

E il governo? Questo Paese ha avuto ministri del lavoro come Fanfani, Brodolini, Donat Cattin, Giugni, Fornero. Oggi in via Veneto siede Luigi Di Maio. E le conseguenze si vedono. Il ministro è ininfluente. Così è stato con l’Ilva di Taranto e con il caso Fca-Renault, così si teme sarà con la multinazionale di via Argine. Il governo gialloverde del resto è debole, punta velleitariamente sulla Cina, si isola dall’Occidente, è tenuto alla larga da Francia e Germania, è ignorato dagli Usa.

La sua unica strategia sembra la voce grossa. “Non si prenda per il culo lo Stato italiano”, ha urlato Di Maio (noblesse oblige) ai responsabili della Whirpool. Ma il ruggito del topo ha mai spaventato qualcuno?