Quelli della notte

di

La raccontano bene i Pink Martini la notte a Napoli “con la luna e il mare” cogliendone i motivi più veri che inducono i più a restare e a resistere. La notte si sa è tempo di suggestioni e riflessioni, alimentate da vedute e da scenari che a Napoli, c’è poco da fare, sono magiche e mozzafiato.

E le viste che offre la nostra città, lunari o meno che siano, sono sempre quelle di un paesaggio incantato, che solo l’antropizzazione selvaggia può spezzare. E quante volte lo fa. Lo sa bene il popolo della notte, costituito da giovani e non solo che tirano l’alba, che “fanno after” come dicono quelli della generazione Z, intrattenuti dalle attrazioni più varie, sane o insane che siano.

C’è un’ampia offerta culturale e gastronomica a Napoli a fronte di pochi luoghi di raduno, insufficienti i e circoscritti rispetto al numero di fruitori, che generano assembramenti e rumori di grande impatto sulla vivibilità. E tale variegata offerta, che è di per sé un valore sociale importantissimo, deve fare i conti con i limiti delle capacità amministrative da un lato e civiche dall’altro.

I primi si evidenziano nei tempi biblici per l’assunzione di qualsiasi decisione e, nel caso concreto, della individuazione di luoghi congrui dove dislocare e diluire la movida. Ne risultano spazi limitati per numero ed estensione, ubicati nei centri urbani a più alta residenzialità, con buona pace – anzi senza pace – degli abitanti, con l’incapacità di garantire controllo e sicurezza, igiene essenziale, illuminazione congrua, parcheggi sufficienti, servizio di mobilità che supporti chi lo scooter, la macchinina o il genitore-taxi non ha!

Le seconde circostanze vengono dal vivere anarchico, che è modello di comportamento preponderante della popolazione e, al tempo, strumento di sopravvivenza in questa difficile città, dove sempre più la fanno da padroni violenza e aggressività urbana, che spesso degenera in episodi sanguinari con tanto di morti e feriti, peraltro generati da “futili motivi”.

Questa brutalità, che è figlia del nostro momento storico, diviene punta di iceberg nel nostro territorio in maniera ricorrente. E rispetto a questa violenza diffusa l’atteggiamento dominante dell’opinione pubblica è quello di severa condanna e di richiesta di misure preventive e repressive passando per l’auspicio a dir poco audace di qualcuno di una chiusura oraria della vita notturna. Ma nella disamina aleggia anche una posizione più mite, che legge nel fenomeno un pericolo urbano fisiologico e tipico di tutte le città metropolitane d’Europa e del mondo.

Nagorà sul tema passa come sempre la parola ai lettori, in cerca di riflessioni e proposte .. da inviare possibilmente di mattina perché, si sa, la notte porta consiglio.